Cattiva alimentazione, carenza di esercizio fisico, malattie pregresse, trattamenti e cure tardive: sono i fattori che espongo maggiormente le donne nere al rischio di morire per cancro.
Lo dice uno studio pubblicato su Medicare e condotto da un team di ricercatori americani.
In particolare gli studiosi hanno scoperto che le donne di colore che hanno più problemi di salute prima di sviluppare il cancro, allo stesso tempo vanno in contro ad elevate probabilità di morire per carcinoma.
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Assn, delle donne nere che hanno dichiarato di avere il cancro al seno, il 55,9% era ancora in vita cinque anni dopo rispetto al 68,8% delle donne bianche sopravvissute (della stessa età ed area geografica).
Il divario di sopravvivenza tra le donne nere e quelle bianche è di 12,9 punti percentuali, poi ridotti a 4,4 punti.
Per il team di ricerca, questo suggerisce che le donne di colore con cancro al seno hanno avuto un andamento peggiore rispetto a quelle bianchi perché prima della diagnosi di carcinoma già presentavano malattie pregresse. Ad esempio, il 26% delle pazienti nere era già affetta da diabete quando ha scoperto di avere il cancro.
LA RICERCA
I risultati di Medicare raccolti dal National Cancer Institute si riferiscono ad un’indagine condotta nel periodo tra il 1991 ed il 2005, durante il quale sono state analizzate 7375 pazienti nere e 99.898 bianche, con diagnosi di cancro al seno.
I principali risultati della ricerca sono così riassumibili: 1) alle donne nere sono stati diagnosticati tumori più aggressivi rispetto alle donne bianche; 2) dopo la diagnosi di cancro al seno, le pazienti nere hanno aspettato più a lungo rispetto a quelle bianche prima di iniziare il trattamento (29,2 giorni in media, rispetto ai 22,5 giorni delle donne bianche).
Sulla questione, al momento, la comunità scientifica sembra essere spaccata.
C’è chi ritiene che il divario tra donne bianche e nere sia legato a malattie pregresse; chi, invece, come il dottor Jeanne Mandelblatt, professore di oncologia presso la Georgetown University non ha trovato convincenti queste motivazioni.
Secondo l’esperto, infatti, tra le cause principali di questo divario è anche legata alla tempistica dei trattamenti.
Ne va da sé che una diagnosi preventiva ed una celerità nei tempi del trattamento costituisce una parte fondamentale e determinante per l’aspettativa di vita delle pazienti, a prescindere dalla presenza di patologie pregresse e da altri fattori (che restano comunque sempre condizionanti).
Autore | Marirosa Barbieri
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