Gruppi di sostegno, pet therapy ma soprattutto la vicinanza delle persone che ci amano: tutto questo dovrebbe costituire, almeno in teoria, l’antidoto psicologico contro il cancro.
Il condizionale è d’obbligo perchè gli effetti sulla psiche di questa terribile malattia variano da persona a persona.
Ci sono pazienti, infatti, che rigettano le cure, la solidarietà e si rintanano nel dolore, aspettando sommessamente la morte.
Ho trovato particolarmente interessante lo spazio della dottoressa Carolyn Hax sul Washington Post, dedicato alle persone malate di cancro: si tratta di una pagina-sfogo in cui, in assoluto anonimato, chiunque può raccontare la sua esperienza con il tumore, chiedere consigli, condividere pareri e sfogarsi.
C’è chi racconta di avere un’ amica affetta da cancro al seno, alle prese con la depressione; chi, invece, chiede l’indirizzo e-mail di gruppi di sostegno cui rivolgersi per avere un supporto psicologico per affrontare la malattia; chi, invece, scrive sullo spazio virtuale semplicemente per sentirsi meno solo ed affranto. Ciascuna di queste persone, in realtà, porta sulle proprie spalle un fardello troppo grande e pesante.
GRUPPI DI SOSTEGNO
Tra i vari metodi per affrontare psicologicamente la malattia, ci sono i gruppi di sostegno. Si tratta di persone ed esperti (medici, psicologi) che, in base al loro campo di competenza, riescono a fornire un valido supporto alle persone malate di cancro.
I pazienti, infatti, possono recarsi fisicamente agli incontri indetti dai gruppi di sostegno e condividere, quindi, la propria esperienza trovando conforto, supporto, consiglio.
In alternativa, i gruppi di sostegno, offrono la possibilità di un supporto telefonico (attraverso linee amiche, operatori telefonici e contatti e-mail o chat). Molte persone, infatti, preferiscono mantenere riserbo ed anonimato vivendo il proprio dramma in silenzio.
PET THERAPY
La pet therapy funziona con cura-sostegno in contesti diversi. Gli specialisti sostengono che prendersi cura di un animale (cane, gatto, canarino, criceto, tartaruga d’acqua) possa rivelarsi un metodo molto efficace per sentirsi psicologicamente meglio e non pensare continuamente alla malattia.
Questa terapia, in sostanza, è vista come una sorta di distrazione dal grande problema del cancro.
HOSPICE
Il termine Hospice incute timore. In realtà si tratta di una struttura in cui i malati terminali di cancro possono trovare ricovero nelle fasi terminali della malattia, quelle più delicate dal punto di vista fisico e psicologico per il paziente ed i suoi congiunti.
Non tutte le città (fatta eccezione per quelle grandi) dispongono di strutture simili e questo dimostra la scarsa sensibilità, in molti contesti, verso questa patologia.
Nei centri hospice, il malato terminale troverà le cure psicologiche e l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno per affrontare meglio il trapasso.
BLOG E SITI DEDICATI
Infine, non dimentichiamo che Internet è una miniera di siti e blog dedicati esclusivamente al cancro.
Si tratta di finestre virtuali su cui i parenti ed i malati possono esprimere e sfogare le proprie sensazioni.
“La mia più grande paura è che il mio amico affatto da cancro cada nel baratro della depressione“, scrive un utente anonimo sulla pagina della dottoressa Hax, “cerco di essere rassicurante, ma non so quanto sia utile tutto questo“.
C’è chi poi come Frank (nome di fantasia) chiede direttamente un sostegno.
“È possibile contattarvi“, scrive, “per avere un supporto psicologico? Posso avere l’indirizzo di posta elettronica di un gruppo specializzato?“.
C’è chi vuota il sacco e diventa un fiume senza argini: “ero un malato di cancro solitario, troppo solitario. Pensavo che l’unico modo per affrontare la mia patologia senza gravare sui miei cari, fosse proprio l’isolamento. Tendevo a non mangiare…mi stavo lasciando completamente andare…mi stavo lasciando morire…”
Infine Steve racconta l’esperienza del suo caro amico Mike alle prese con il tumore.
“Io ed i suoi amici più intimi“, ha detto, “organizzavamo un incontro una volta al mese per guardare un film tutti insieme, cucinare, organizzare feste“.
La vicinanza affettiva è una cura palliativa ma sicuramente il palliativo più bello ed efficace.
Autore | Marirosa Barbieri
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