Daniela Bortolotti – Potreste averne sentito parlare o forse sono una novità per voi. Indipendentemente da come che si chiama, questa condizione (per la precisione, non è una malattia) sta influenzando una percentuale sempre maggiore di persone che diventano in sovrappeso oppure addirittura obese. La sindrome metabolica non è qualcosa che l’assistenza sanitaria possa aiutarvi a gestire –specie perché alcuni medici non sono certi che sia clinicamente significativa e alcuni non sanno come valutare i pazienti – ed ecco perché è così importante saperne di più sulla stretta connessione fra aumento di peso e danni alla salute.
Resta sicuro il fatto che parlare con il vostro medico per imparare che cosa si può fare per diagnosticare l’insulino-resistenza, come la si può trattare e, cosa più importante, come evitare sindrome metabolica, è sempre la soluzione migliore, ma intanto potete prendere nota di queste indicazioni.
La sindrome metabolica causata dalle cattive abitudini
La sindrome metabolica non è una malattia ma una particolare configurazione di fattori che compongono il nostro stato di salute. Il National Heart, Lung, and Blood Institute ha confermato che, per essere diagnosticata, è necessario che il paziente presenti appunto almeno tre di questi cinque fattori:
• Una circonferenza vita maggiore di 86 centimetri (maggiore di 100 centimetri, negli uomini);
• Un livello di glucosio nel sangue a digiuno di 110 mg / dL o superiore (considerato un marker di resistenza all’insulina) o se si stanno prendendo farmaci in tal senso;
• I trigliceridi pari o superiori a 150 mg / dL;
• Un livello di colesterolo HDL al di sotto 50 mg / dl (pari o inferiore a 40 mg / dL negli uomini) o se si stanno prendendo farmaci in tal senso;
• Una pressione arteriosa uguale o superiore a 130 mm Hg sistolica (massima) o 85 Hg diastolica mm (minima) o se si stanno prendendo farmaci per trattare la pressione arteriosa alta.
Quindi, se è possibile constatare almeno tre di tutti e cinque i componenti, è bene accertarsi con il proprio medico di fiducia di quali comportamenti attuare per ridurre il rischio.
Soprattutto negli Stati Uniti la sindrome metabolica è in aumento, ma lo stile di vita che sta prendendo sempre più piede anche da noi non garantisce che presto non accada anche in Europa. Qualche statistica pubblicata da una ricerca condotta in America, dimostra infatti che circa il 24% delle persone sopra i 20 anni soffre di insulino-resistenza e, statistiche ancora più recenti, lo dimostrano in aumento al 34,5%. La ragione per cui ne soffrono così in tanti è relativa a tre principali aspetti: il peso, la mancanza di esercizio fisico e la genetica. Tuttavia, mentre è probabile soffrire di sindrome metabolica se si è in sovrappeso, non tutti coloro che sono in sovrappeso ne soffrono: si stima che circa uno su tre individui in sovrappeso soffre di insulino resistenza, direttamente correlato alla quantità di grasso addominale e alla misura della circonferenza del girovita. Un rischio maggiore è anche correlato alla provenienza della propria razza d’appartenenza: sembra che le popolazioni Ispaniche o dell’Asia meridionale (subcontinente indiano), conducano una vita sedentaria e troppo ricca di alimenti fritti e carboidrati, che sono tutto il contrario di una dieta ad alto contenuto di cereali integrali e grassi insaturi, come pure di alcol, che sarebbe invece consigliata in questi casi.
La sindrome metabolica causata dai farmaci
La sindrome metabolica può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci, tra cui corticosteroidi, antidepressivi, antipsicotici, inibitori della proteasi e antistaminici, i quali possono portare all’obesità e all’intolleranza al glucosio. Tra l’altro, la sindrome metabolica aumenta con l’età e si stima che il 49% di chi soffre di questa condizione, abbia un’età superiore a cinquanta anni. La ragione di questo aumento proporzionale all’età è probabilmente correlato alla nostra tendenza ad aumentare di peso e al diventare meno attivi con l’avanzare dell’età, aspetti che possono influenzare negativamente i livelli di pressione e colesterolo, nonché dei trigliceridi.
La sindrome metabolica nelle donne
L’insulino-resistenza mette a rischio la donna in modo significativamente maggiore per il diabete di tipo 2 e per malattie cardiovascolari, per la precisione si ha fino a 3,4 volte in più probabilità di morire per malattie cardiache cardiovascolari se si è affette da sindrome metabolica e si ha purtroppo più probabilità di sviluppare l’arterosclerosi, cioè l’indurimento delle arterie coronarie che contribuisce a malattie cardiache, ictus e vasculopatia periferica. La sindrome metabolica non è una causa diretta del diabete, ma ne può essere un forte indicatore: è molto raro avere il diabete senza anche avere la sindrome metabolica. Ancora più importante, i due insieme innalzano il rischio di malattie cardiache fino al 50% rispetto all’ avere il diabete senza sindrome metabolica.
Anche se i tassi di sindrome metabolica nelle donne e gli uomini sono abbastanza simili, ci sono comunque altri aspetti da osservare: le donne con sindrome dell’ovaio policistico, una condizione ormonale che spesso colpisce la fertilità, sono 11 volte più portate ad avere la sindrome metabolica rispetto a quelle che non presentano la stessa patologia; la ragione è che una delle caratteristiche della sindrome da ovaio policistico è proprio l’insulino-resistenza. Ecco perché così tante donne prendono farmaci per il diabete progettati per migliorare la sensibilità all’insulina. Gli studi condotti su donne con sindrome dell’ovaio policistico hanno fatto anche scoprire che più in sovrappeso si è, maggiore è il rischio di sindrome metabolica; un altro significativo fattore di rischio è un elevato livello di androgeni, o ormoni maschili, come il testosterone, indipendentemente dal peso o dalla resistenza all’insulina. In caso di sindrome dell’ovaio policistico è bene rivolgersi al medico per informarsi su altri fattori di rischio che possono portare a malattie cardiovascolari.
La sindrome metabolica è stata identificata solo da pochi anni, per l’esattezza nel 1988, per cui molta parte degli studi che la riguardano sono ancora “sotto inchiesta”. Tuttavia, sappiamo che i due componenti principali sono l’obesità e l’insulino-resistenza, che invariabilmente si manifestano nei soggetti con sindrome metabolica. L’obesità tende ad essere correlata al grasso addominale, perché questo tipo di grasso produce infiammazioni nelle sostanze chimiche che vi sono implicate, ma comunque non è tutto così semplice, anzi, non è per niente un effetto “lineare”: ogni componente di questa sindrome, ha effetti su tutti gli altri componenti. Per
esempio, l’insulino-resistenza può rendere i vasi sanguigni nel cuore più suscettibili all’infiammazione e all’ispessimento, portando all’arteriosclerosi ma ci sono almeno sei diverse definizioni di sindrome metabolica. Quella descritta arriva dal National Heart, Lung, and Blood Institute ma altre vengono dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’International Diabetes Federation e sono tutte differenti.
Si può porre rimedio?
Il verificarsi della sindrome metabolica può essere impedito, gestito o addirittura fermato. La condizione di sindrome da insulino-resistenza è quella in cui l’organismo non risponde all’insulina che deve essere “pompata” fuori dal pancreas. Questo porta all’intolleranza al glucosio, per cui il glucosio non può entrare nelle cellule e si accumula nel sangue. Il modo migliore per ridurre
l’insulino-resistenza e, quindi la relativa intolleranza al glucosio è quello di ridurre le calorie
e aumentare l’attività fisica. Di conseguenza (e non è così sorprendente) questo migliorerà anche
pressione arteriosa, il colesterolo e i livelli di trigliceridi anche se non si perde una quantità significativa di peso. Perdere dal 5 al 10% del peso corporeo può avere ottimi effetti su questi fattori ed è un obiettivo realista, raggiungibile.
Cambiare le abitudini alimentari
È chiaro che la perdita di peso attraverso modesti cambiamenti nella vostra dieta e attività fisica è uno dei migliori modi per ridurre il rischio di sindrome metabolica e migliorare tutti gli indicatori per la condizione. L’approccio migliore è quello di ridurre il totale di calorie leggermente, da 500 a un massimo di 1.000 calorie al giorno, a seconda del proprio peso. È possibile tagliare 500 calorie al giorno, ad esempio, semplicemente evitando cappuccini e bibite gassate: come diminuzione di calorie non è sufficiente se siete alla ricerca di un peso forma duraturo, però. È inoltre necessario modificare il modo in cui si mangia e si “visualizza” il cibo. Ciò significa un lavoro ben preciso e attento su definizione degli obiettivi per la perdita di peso, la pianificazione pasti, corretta lettura e interpretazione delle etichette, riduzione delle dimensioni delle porzioni: non c’è bisogno di perdere un sacco di peso e l’obiettivo per perdere un 5/10% di peso si può realizzare dai 6 ai 12 mesi. Anche questa piccola quantità di peso contribuisce a migliorare i bio-marcatori per la sindrome metabolica. Anche se non c’è bisogno di perdere peso, si consiglia di modificare la dieta. È importante ricordare che una dieta ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri semplici e colesterolo contribuisce alla comparsa della sindrome metabolica e che ridurre l’assunzione di questi elementi nutritivi aumentando invece la quantità di frutti, verdura e cereali integrali è decisamente meglio per il vostro piano di dieta che può aiutarvi a raggiungere un tipo di vita e di alimentazione sano ed equilibrato.
Fare esercizio
Quando ci si esercita e si svolge attività fisica costante, le cellule diventano più ricettive all’insulina, come una pianta secca si apre appena la si annaffia. Anche senza obiettivi di perdita di peso, l’esercizio fisico regolare come una veloce passeggiata di 30 minuti a piedi tutti i giorni, può fare la grande differenza nel migliorare la maggior parte, se non tutti, i rischi di sindrome metabolica.
Cure mediche
Anche se i cambiamenti dello stile di vita sono il modo ideale per migliorare tutti i fattori di rischio associati alla sindrome metabolica, in alcuni casi i dottori possono anche scegliere di prescrivere farmaci. Non esiste un unico farmaco in grado di affrontare tutti e cinque i marcatori, quindi sono tutti trattati singolarmente. Per migliorare la resistenza all’insulina, per esempio, il medico può prescrivere farmaci come la metformina, pioglitazone, Rosiglitazone e sitagliptin fosfato, infatti, gli studi hanno riscontrato che la metformina può aiutare a prevenire il diabete nelle persone con il pre-diabete. Se si soffre di ipertensione come parte della sindrome, è bene assicurarsi che il medico ne sia a conoscenza, infatti grandi dosi di alcuni comuni farmaci prescritti per la pressione del sangue, quali diuretici e beta-bloccanti, possono fare resistenza all’insulina. Inibitori come l’enalapril, benazepril e angiotensina, bloccanti del recettore come losartan sembrano funzionare meglio in pazienti con il diabete. Anche se non ci sono molti farmaci che possono aumentare il colesterolo, il medico può ancora prescrivere una statina, in particolare se i livelli di colesterolo LDL sono alti, le statine possono migliorare l’HDL e, inoltre, se il rischio di malattie cardiache è elevato, si consiglia di parlare con il medico in merito alla terapia con aspirina. I farmaci comunemente prescritti per ridurre i trigliceridi sono gemfibrozil e clofibrato.
Autore | Daniela Bortolotti
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Articolo molto bello, noi abbiamo trattato l’efficacia dell’esercizio fisico sulla sindrome metabolica ed i protocolli da utilizzare. Dateci un occhio 🙂
http://www.lascienzainpalestra.it/sindrome-metabolica-effetti-dell-esercizio-fisico/