In arrivo, nuovo test genetico per controllare l’aggressività del cancro alla prostata.
Il nuovo strumento diagnostico aiuterà gli uomini malati di cancro a decidere quale trattamento seguire per curare il loro male, secondo quanto riportato dal magazine americano MprNews.
Il nuovo test, che porta la firma della Oncotype DX Genomic Prostate Score, sarà illustrato in una riunione presso l’Urological Association, a San Diego.
I tumori della prostata, di solito, hanno un decorso molto lento e questo aumenta l’aspettativa di vita e le possibilità di guarigione del paziente.
Di solito, questo tumore viene trattato chirurgicamente o attraverso la radioterapia: si tratta, ad ogni modo, di cure molto invalidanti che spesso causano disfunzioni sessuali o incontinenza.
Ma come funziona il test genetico?
Innanzitutto bisogna dire che questa nuova tecnica offre una chiara fotografia della gravità del tumore alla prostata. Essa analizza, attraverso un esame specifico (la biopsia), le cellule malate ed attribuisce un punteggio che ci dice quanto è aggressivo il male.
Gli esperti assumono l’importanza di un simile test ma non riescono ancora a dire chiaramente quante informazioni riesca ad aggiungere, sulla malattia.
Secondo il dottor Bruce Roth, oncologo specialista presso la Washington University di St. Louis, grazie a questo test, “ogni paziente è in grado di capire se il tumore che lo affligge è aggressivo o no”.
Uno dei più recenti test genetici è stato sviluppato dalla Genomic Health nel 2004 e riguardava la diagnosi del cancro al seno. Il dottor Len Lichtenfeld, vice direttore medico della American Cancer Society è convinto che il test per il tumore alla prostata ha la stessa importanza di quello utilizzato per il seno.
Non è la prima volta che gli istituti di ricerca si cimentano nello studio di test per la valutazione del rischio di cancro alla prostata. Anche la Prolaris da Myriad Genetics Inc ha messo appunto, qualche tempo fa, un test diagnostico per il tumore alla prostata.
Ogni anno, circa 240.000 uomini negli Stati Uniti si ammalano di cancro alla prostata e circa la metà di essi rientra nella fascia a basso rischio.
Per verificare l’attendibilità del test, i ricercatori hanno analizzato le cellule tumorali di prostate rimosse a 440 uomini malati. In base allo studio, è stato dimostrato che il test genetico è in grado di prevedere con precisione l’aggressività del cancro, dopo che i medici hanno rimosso l’intera prostata in seguito all’intervento chirurgico.
Grazie a questo test, ha dichiarato il dottor Matteo Cooperberg di UCSF, “è stato possibile collocare con esattezza i pazienti malati di cancro in una categoria ad alto rischio o basso rischio. Uno degli elementi più importanti è che questo strumento riesce ad aggiungere informazioni maggiori rispetto ai criteri standard che usiamo oggi e questo è davvero un buon inizio”.
Tuttavia, il dottor Kevin McVary, presidente di urologia alla Southern Illinois University School of Medicine e portavoce della Urological Association, tira un freno dicendo che il test deve essere convalidato in più pazienti prima che possa essere ampiamente usato. “Non siamo ancora certi al 100% sull’attendibilità di questo strumento”, ha detto l’esperto.
E intanto, anche i pazienti stessi stanno manifestando entusiasmo ed interesse verso quella che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta nel trattamento del cancro.
Dean Smith, 60 anni, dirigente di marketing in pensione, originario della California, sta seguendo il consiglio del suo medico, cioè di monitorare il tumore che gli è stato diagnosticato a marzo. Scegliere il monitoraggio del cancro (con un follow-up molto stretto), in luogo della radioterapia (che avrebbe comportato effetti quali incapacità di avere rapporti sessuali), è stato possibile proprio grazie al nuovo test.
“Avere il cancro alla prostata e dover fare i conti, ogni giorno, con questa realtà è davvero difficile”, ha dichiarato Smith, “proprio per questo, ho deciso di affidarmi al trattamento più giusto per me. Prima o poi morirò ma di sicuro non di cancro alla prostata”, ha concluso scherzosamente il paziente.
Autore | Marirosa Barbieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA