“Tutti, in misura maggiore o minore, soffriamo di disturbi mentali”.
E’ quanto viene fuori dal Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali, rilasciato dall’American Psychiatric Association.
Si tratta di un compendio di 1000 pagine redatto con cura da professionisti e grandi centri di salute mentale, tra cui il National Institute of Mental Health (NIMH).
Numerosi centri statunitensi per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione (CDC) hanno recentemente pubblicato statistiche secondo cui un ragazzo americano su cinque soffre di un disturbo mentale diagnosticabile che va dal deficit di attenzione e iperattività, a problemi di comportamento, ansia o depressione.
Tutto questo è dovuto al contesto sociale e scolastico in cui il giovane si inserisce. Il NIMH stima che il 26,2 % di tutti gli adulti è destinato a sperimentare qualche tipo di disturbo mentale nel giro di qualche anno e che il 46,4 % sperimenterà sicuramente un qualche tipo di disturbo mentale nel corso della sua vita.
“Ho sempre sostenuto che tutti sono un po’ pazzi: è solo una questione di intensità , di durata, di tempistica”, ha affermato Rob Dobrenski, psicologo di New York, “ci sono alcuni casi lievi, altri molto più gravi”.
Lo psichiatra Allen Frances sostiene che, sempre più spesso, dietro vite apparentemente normali si nascondono veri e propri disturbi mentali.
Come se non bastasse, si assiste sempre più ad una richiesta incontenibile di psicofarmaci: nel 2011, gli antipsicotici e gli antidepressivi hanno rappresentato 37 miliardi di dollari di fatturato per le case farmaceutiche statunitensi.
Ogni persona è diversa, ha le proprie debolezze e peculiarità, il proprio vissuto: per questo motivo, ognuno costituisce un caso clinico differente e richiede un determinato tipo di approccio terapeutico.
“E’ sbagliato l’approccio standard per tutti i pazienti”, sostengono gli autori dello studio, “spesso, si tende ad omologare la condizione psichica dei pazienti: si tende, infatti, a fare la stessa diagnosi che parla di ansia di tutti i giorni, eccentricità, stress, dimenticando che ogni paziente è un caso a sé, è una storia fatta di cattive abitudini alimentari, di disturbi mentali, di esperienze forti, di sofferenza. Spesso, inoltre, dimentichiamo che dietro la vita apparentemente ordinaria di una persona si nasconde un disperato bisogno d’aiuto. Succede, infatti, che i veri malati e sofferenti vengano ignorati e, magari, considerati persone normali”.
Lo studio, in sintesi, mette in discussione il concetto stesso di normalità inteso come equilibrio mentale, sociale ed affettivo, concludendo che tutti siamo un po’ squilibrati e folli.
22 maggio 2013, ore 18:12
Autore | Marirosa Barbieri
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