In aumento le segnalazioni di dermatiti e allergie alimentari da parte dei genitori, lo ha svelato un sondaggio nazionale. Gli esperti non sono sicuri di cosa ci sia dietro questo aumento: potrebbe essere dovuto al fatto che i bambini crescono in famiglie così pulite da lasciarli più sensibili alle cose che possono scatenare allergie, oppure potrebbe dipendere da mamma e papà che prestano maggiore attenzione alle eruzioni cutanee, diventando sempre più propensi a chiamarle allergia.
“Noi in realtà non abbiamo la risposta”, ha dichiarato la Dottoressa Lara Akinbami dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, autrice di nuovo rapporto recentemente pubblicato in merito. L’indagine suggerisce che circa 1 su 20 bambini americani soffrano di allergie alimentari, che corrisponde ad un aumento del 50% rispetto alla fine degli anni 90. Per eczema e altre allergie cutanee, il riscontro è invece di 1 su 8 bambini, con un incremento del 69%. Non si è riscontrato alcun aumento, invece, nella febbre da fieno o altre allergie respiratorie. Molte allergie alimentari prevedono già misure cautelari nei luoghi “sociali” dei nostri figli, come ad esempio bandendo noccioline alle feste scolastiche o tenendo disponibili medicine di emergenza per le allergie in infermeria.
Sally Schoessler, infermiera intervistata, ha iniziato il proprio lavoro in una scuola nel 1992, nello stato di New York, e non ha incontrato bambini con allergie alimentari per alcuni anni. Quando ha lasciato l’impiego infermieristico nel 2005 c’erano bambini con allergie nella maggior parte delle classi, ci ha raccontato.
Le allergie alimentari tendono ad essere più temute perché in casi gravi possono causare shock anafilattico o addirittura la morte per aver mangiato, per esempio, una nocciolina. Ma molte allergie alimentari sono più miti e cambiano con la crescita: malattie della pelle come l’eczema, possono essere lievi e temporanee. È stato difficile ottenere cifre esatte per fare una statistica sulle allergie dei bambini, il nuovo rapporto infatti non è preciso e utilizza indagini annuali di migliaia di adulti intervistati di persona. Il rapporto confronta le risposte degli anni 1997-1999 con quelle degli anni 2009-2011. Ai genitori è stato chiesto se l’anno precedente il loro bambino aveva avuto qualsiasi tipo di problema col cibo: digestivo o allergico, con eczemi, allergia della pelle, o allergia respiratoria come la febbre da fieno. I ricercatori non hanno chiesto se un medico avesse fatto la diagnosi né hanno richiesto di controllare le cartelle cliniche, così alcuni genitori potrebbero aver affermato un parere personale, non necessariamente una diagnosi corretta.
“Visitiamo un sacco di bambini in clinica, che in realtà non sono allergici ai cibi, ma i loro genitori si preoccupano” ha detto il Dottor Morton Galina, un allergologo pediatrico alla Emory School of Medicine di Atlanta. “Alcune volte vengono ingiustamente accusati alcuni alimenti, quando invece un virus è stata la vera causa di un malessere” ha aggiunto.
Ma gli esperti hanno anche dichiarato che credono ci sia un vero e inspiegabile aumento in corso. Una delle teorie più popolari è “l’ipotesi dell’igiene”, che afferma che la mancata esposizione a germi e parassiti nella prima infanzia impedisca in qualche modo all’organismo di prepararsi ad affrontare lo sviluppo di alcune allergie. L’ipotesi sostiene che vi sia un aspetto negativo della moderna cultura di disinfezione, e soprattutto un grande abuso di antibiotici. L’argomento è stato comprovato da una serie di esami di laboratorio e studi comportamentali, tra cui alcuni che hanno trovato tassi più bassi di eczema e allergie alimentari nei bambini nati fuori dagli Stati Uniti. Ci potrebbero essere altre spiegazioni, però: “le grandi città hanno tassi più elevati di allergie infantili perché ci sono molti agenti inquinanti nell’aria”, ha dichiarato il dottor Peter Lio, dermatologo pediatrico specializzato in eczemi, della Northwestern University. Alcuni sospettano che il cambiamento abbia qualcosa a che fare con l’evoluzione del modo in cui gli alimenti vengono coltivati e prodotti, come gli “incroci” di grano o l’uso di antibiotici nel bestiame, ma i test non lo hanno rilevato.
Il Dottor Galina sostiene che le nuove statistiche riflettono un recente “cambiamento epocale” nella somministrazione ai bambini di determinati alimenti. Negli anni passati, infatti, nelle famiglie con un trascorso di eczema o di allergie alimentari, i genitori erano stati invitati ad aspettare prima di introdurre nell’alimentazione dei bambini i cibi legati alle allergie gravi, come arachidi, latte e uova. Ma le associazioni professionali hanno dimostrato già qualche anno fa che la ricerca suggerisce che le allergie si sono manifestate maggiormente in quei ragazzi ai quali la somministrazione di certi cibi è stata rimandata. “Era esattamente la cosa sbagliata da fare”, ha dichiarato il Dottor Galina.
Il rapporto ha riscontrato altri aspetti.
• Le allergie alimentari e respiratorie sono più comuni nelle famiglie a reddito più elevato di quelle povere.
• Di contro, eczemi e allergie della pelle sono più comuni tra i poveri.
• I bambini con l’epidermide più scura hanno più problemi di pelle: il 17% rispetto al 12% dei bambini bianchi e di circa il 10% dei bambini di origine ispanica.
La madre di una ragazza di 13 anni afroamericana, gestisce un gruppo di sostegno per gli affetti da eczema nei sobborghi di Washington, DC. Renee Dantzler, questo è il suo nome, ci ha raccontato che circa la metà delle famiglie nel suo gruppo sono afro-americane. L’eczema è una condizione della pelle che dà un forte prurito, spesso si verifica sulle braccia o dietro le ginocchia e la causa non è sempre chiara. Sua figlia, Jasmine, ha iniziato a manifestare eruzioni cutanee a 6 mesi ed è molto peggiorata quando aveva 4 anni.
“Tutto il suo corpo si infiammava. Se avesse mangiato qualcosa, sarebbe soffocata”, ha dichiarato la madre. “Mia figlia è allergica a ogni vegetale e albero che Dio ha creato”. La bambina ha iniziato a indossare maniche lunghe e pantaloni anche nella stagione calda, così la gente non avrebbe potuto vedere la sua pelle sfregiata, graffiata e scolorita a macchie. Ha cominciato a migliorare circa quattro anni fa grazie all’uso di creme contenenti steroidi e altri trattamenti, ed ha cominciato progressivamente a vergognarsi meno sua pelle.
Ora fa parte addirittura di una squadra di atletica della scuola, il che significa indossare pantaloncini corti.
“Ma lei è l’unica in squadra che indossa le calze lunghe”, ha dichiarato la mamma.
13 maggio 2013, ore 17:17
Autore | Daniela Bortolotti
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