In un precedente articolo sui Metodi di estrazione degli oli essenziali abbiamo esaminato le metodiche di estrazione delle essenze aromatiche per distillazione in corrente di vapore e per spremitura, che sono le due metodiche di estrazione industriale utilizzate per ottenere oli che mantengono tutte le loro proprietà e garantiscono la sicurezza quando usati in terapia. In effetti, la farmacopea specifica che l’olio essenziale è il prodotto ottenuto dalla distillazione in vapore della pianta selezionata dopo la separazione dell’acqua utilizzata (idrolato, vedi: Oli essenziali – Uso interno: il benessere per ingestione), ed è anche l’unico prodotto da utilizzare per l’aromaterapia. Però, per utilizzi diversi da quello terapeutico, gli oli essenziali possono venire estratti con altre metodiche, quali la macerazione, cioè l’estrazione con appropriati solventi.
Iniziata con gli antichi Egizi, la tecnica della macerazione dei fiori e delle piante odorose in olio o grasso per poter ottenere unguenti e oli profumati vanta una lunghissima tradizione, soprattutto in Estremo Oriente, dove viene applicata praticamente da sempre. Proprio da questa tecnica nella Francia del XIX sec. si sviluppò il procedimento dell’enfleurage e in tempi più recenti, con l’avvento delle sostanze idrocarburiche, quello dell’estrazione con solventi. Oggi, il lungo e costoso procedimento dell’enfleurage viene utilizzato solo in casi molto particolari – per fiori molto delicati che posseggono principi attivi altamente termolabili, come il gelsomino per esempio – mentre l’industria dei profumi usa in continuazione quelle che vengono definite “essenze assolute”: essenze pure estratte con solventi idrocarburici che, pur essendo fragranze di grande qualità, sono assolutamente inutilizzabili dal punto di vista terapeutico, in quanto contengono sempre residui del solvente.
Nell’ambito dell’estrazione con solventi, un discorso a parte va fatto per i resinoidi. Questi prodotti si ottengono per mezzo dell’estrazione alcolica o della distillazione di materie prime naturali di origine resinosa. Per esempio, il Balsamo di Copaiva, quello del Tolù, il benzoino e l’incenso, sono tutti resinoidi. Per quanto siano in genere ben tollerati, l’utilizzazione topica di questi prodotti può provocare allergie a causa della costante presenza di residui del solvente.
L’antica tecnica della macerazione in olio permette invece di ottenere quelli che vengono definiti “oleoliti”, cioè oli balsamici che contengono una proporzione variabile dei principi attivi contenuti nella pianta. Questa è la metodica di estrazione meno costosa e anche quella che più facilmente si presta alla produzione in casa. È sufficiente porre le parti della pianta prescelta a macerare nell’olio vegetale stabile di nostra preferenza avendo cura di aggiungere lo 0,3% di un antiossidante naturale (meglio la vitamina E) per evitare l’ossidazione dell’olio nel tempo.
Autore | Dott.ssa Eleonora Elez
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