Dott.ssa Eleonora Elez – Non c’è alcun dubbio sul fatto che gli oli essenziali contengono molecole farmacologicamente attive. In effetti, i benefici effetti medicinali delle essenze naturali sono conosciuti da sempre: le piante e gli estratti vegetali vengono utilizzati nella pratica medica sin dai tempi antichi. E ancora oggi, in presenza di specifiche malattie, le essenze naturali possono venire efficacemente utilizzate in sostituzione dei farmaci convenzionali. La scienza moderna ha studiato, e continua a farlo, quelli che nell’antichità venivano considerati poteri magici o divini delle piante e, in molti casi, ha confermato le proprietà farmacologiche degli oli essenziali.
I test di laboratorio hanno dimostrato l’efficacia degli oli essenziali nel trattamento delle malattie infettive, che è paragonabile a quella degli antibiotici. Così come per gli antibiotici si effettua l’antibiogramma, il potere battericida delle essenze naturali viene determinato con l’aromatogramma. Con l’esecuzione di questo test viene determinato quello che viene definito “indice aromatico”, un numero che indica il grado di attività battericida di un olio essenziale in una scala da 0 a 1, in cui 1 indica un teorico potere battericida massimo. Per esempio, l’indice aromatico dell’olio essenziale di basilico è molto basso (0,012), confermando lo scarso potere battericida di quest’olio, mentre il test conferma il buon potere battericida dell’olio essenziale di timo con un indice aromatico pari a 0,711. L’olio essenziale di origano di Spagna è quello che in assoluto possiede il più alto potere battericida e ha un indice aromatico di poco inferiore a 1. Per questo l’indice aromatico viene anche definito indice origano.
Ovviamente, proprio come nel caso di qualsiasi altra loro proprietà, il potere battericida degli oli essenziali dipende dalla peculiare composizione chimica delle sostanze attive che contengono. Essendo di origine naturale, la variabilità della composizione chimica è notevole, non solo tra gli oli essenziali prodotti da piante diverse, ma anche tra quelli estratti da piante della stessa specie. Innanzitutto, per le differenti condizioni climatiche, il tipo di terreno, l’altitudine, etc etc, tipici del luogo in cui la pianta cresce, il luogo di provenienza ha una grande influenza sulla composizione chimica degli oli essenziali. Ecco perché, per esempio, l’olio estratto dal bergamotto calabrese supera in qualità quello estratto da bergamotto proveniente da qualsiasi altro luogo. Inoltre, la composizione chimica mostra una notevole variabilità tra piante diverse appartenenti alla stessa specie. Per esempio, alcune piante di menta piperita contengono più mentolo mentre altre contengono più mentone. Infine, anche il metodo di estrazione ha la sua importanza. Per ottenere la massima resa qualitativa dell’olio essenziale occorre applicare la metodica di estrazione migliore per quel particolare tipo di essenza.
Autore | Dott.ssa Eleonora Elez
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