Viola Dante, Palermo – Dimagrire è un’idea fissa per noi donne. Troviamo sempre quel chiletto da dover smaltire.
Purtroppo non sempre si segue una corretta strategia alimentare. Anzi, ci si butta proprio allo sbaraglio, come quando si decide di non mangiare per una settimana. E già! Chi di voi non ha mai provato il digiuno?
Ma vediamo un pò quello che succede se ci asteniamo dal cibo per un tot di giorni.
Premessa. Il corpo umano immagazzina l’energia sotto quattro forme: glucosio nel sangue, glicogeno nel fegato e nei muscoli, proteine e trigliceridi.
Assumiamo di aver mangiato e che sia trascorso del tempo.
1. Dopo circa due ore la quantità di glucosio nel sangue cala e per mantenerla costante viene scisso del glicogeno epatico e la sintesi dei trigliceridi è molto rallentata o è del tutto assente.
Ma la quantità di glucosio che può essere immessa in circolo in questo modo non è tanta. Quindi si passa al punto due.
2. Dopo quattro ore circa di digiuno la concentrazione di glucosio ematico è ancora più bassa, la secrezione di insulina diminuisce e viene stimolato il rilascio di glucagone.
E’ il tipico segnale che chiama in gioco i trigliceridi dalle riserve adipose del corpo. Una volta mobilitati essi verranno utilizzati per creare energia a livello dei muscoli e del fegato.
Ma il cervello non può trarre energia dagli acidi grassi, perchè essi non possono passare la barriera ematoencefalica.
3. Perchè il cervello sia sempre rifornito di glucosio, il fegato comincia a degradare le proteine che più facilmente riesce a raggiungere e gli amminoacidi non essenziali vengono transamminati o deamminati.
3a. Piano piano si crea un gruzzolo di gruppi amminici da non utilizzare. Sono un qualcosa di extra e vengono trasformati in urea nel fegato. L’urea viene quindi trasferita nei reni attraverso il torrente circolatorio e poi è espulsa con le urine.
3b. Contestualmente all’interno del fegato gli scheletri carboniosi estratti dagli amminoacidi vengono convertiti in piruvato o in alcuni degli intermedi del ciclo dell’acido citrico.
4. Nel frattempo gli acidi grassi staccati dalle molecole di trigliceridi vengono ossidati ad acetil-CoA (acetil-coenzima A) che entra nel ciclo. Ma piano a piano la sua partecipazione al ciclo dell’acido citrico è inibito dalla sempre più bassa concentrazione di ossalacetato che diminuisce per effetto dell’utilizzo degli intermedi dell’acido citrico per la sintesi di neo glucosio (gluconeogenesi).
5. L’accumulo di acetil-CoA viene dirottato nella formazione di acetoacetil-CoA, che a sua volta porta alla formazione dei corpi chetonici che vengono al più presto trasportati attraverso il sangue fino al cervello. Lì verranno utilizzati come combustibile al posto del glucosio ormai palesemente assente.
Ricapitolando
Quando le riserve di energia presenti all’interno del corpo sotto forma di glucosio iniziano ad esaurirsi, le proteine diventano una importantissima fonte di glucosio grazie agli amminoacidi glucogenici.
Con il tempo però la quantità di glucosio nel sangue va sempre più abbassandosi ed allora è importante l’entrata in campo di nuovi attori protagonisti: i corpi chetonici.
Essi vengono prodotti a partire dagli acidi grassi prelevati dal tessuto adiposo.
Il grasso di un adulto con un peso normale è capace di fornire abbastanza energia da sostenere il metabolismo basale per circa tre mesi. Un obeso, invece, potrebbe sopravvivere senza mangiare per circa un anno.
Una volta che le riserve di grasso si esauriscono, allora il corpo inizia a degradare le proteine essenziali con conseguente perdita di efficienza del cuore e del fegato. Defezioni che potrebbero anche portare alla morte.
Il digiuno fa male?
Alcune filosofie di vita propongono il digiuno come un travaglio interiore da intraprendere per migliorare la consapevolezza di se stessi.
Da un punto di vista teorico il grasso riesce a fornire l’energia necessaria ad un soggetto. Però non bisogna sottovalutare l’importanza delle vitamine.
In caso di digiuno prolungato suggerirei di integrare qualche vitamina, minerale ed una quantità di amminoacidi glucogenici che si sono persi durante il processo di gluconeogenesi (formazione di nuovo glucosio nel fegato).
Autore | Viola Dante
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