Non è necessario eliminarli ma sicuramente ridurne il consumo.
I grassi saturi, contenuti in determinati alimenti, incidono negativamente sulla colesterolemia (il livello di colesterolo nel sangue) e per anni sono stati demonizzati e ritenuti pericolosi.
Più volte abbiamo fatto la distinzione tra colesterolo buono (HDL) e quello cosiddetto cattivo (LDL) attribuendo, a quest’ultimo, funzioni negative sul nostro organismo dal momento che, sedimentandosi lungo le arterie, dà vita alle placche che ostruiscono il passaggio del sangue, provocando così infarti ed ictus.
Il colesterolo è in parte di origine endogena (viene cioè prodotto dal nostro corpo), in parte esogena (proviene dagli alimenti che comunemente ingeriamo).
Per questo l’alimentazione gioca un ruolo chiave nel suo controllo ed equilibrio.
I CIBI RICCHI DI GRASSI SATURI
Non solo la pancetta ed i salumi ma anche alcuni tipi di formaggio contengono grassi saturi.
E’ il caso ad esempio del lardo, burro, salsiccia, merendine ricche di grassi idrogenati, olio di palma.
I grassi saturi, però, non sono solo quelli di origine animale ma anche vegetale, come l’acido margarico, ad esempio.
PERCHE’ RIDURRE I GRASSI SATURI
Secondo alcuni studi, i grassi saturi non comportano solo rischi cardiaci ma si traducono anche in una patologia specifica che si chiama sindrome metabolica e comporta rischi cardiovascolari importanti.
IL BURRO
Un capitolo a parte lo merita il burro, non foss’altro per il ruolo cardine che riveste nella nostra alimentazione. Infatti, siamo soliti adoperare spesso il burro per cucinare primi e secondi piatti ma anche le colazioni.
Molti lo additano come il responsabile numero uno dell’ipercolesterolemia. Questo alimento contiene più di sette grammi di grassi saturi per cucchiaio ed è sicuramente da usare con parsimonia quando non se ne può fare a meno per condire un piatto (in questo caso si può impiegare solo un piccolo pezzo contenente 2-3 grammi di grassi saturi).
Se ti piace cucinare i biscotti, i dolci e le torte, prova ad utilizzare la margarina non idrogenata (trans-fat-free) al posto del burro così da mantenere il colesterolo sotto controllo.
Anche se siamo soliti spalmare del burro sul pane tostato, a prima colazione, possiamo sostituirlo con della panna o margarina.
OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA
L’olio extravergine d’oliva risulta essere il grasso più sano dal momento che si compone di circa il 9% di grassi polinsaturi, solo il 17% di saturi e per il resto di grassi monoinsaturi.
Questo alimento, inoltre, è ricco di antiossidanti, vitamine e sostanze in grado di apportare grandi benefici alla salute.
I GRASSI
I grassi si dividono in diversi generi: quelli saturi, presenti in alimenti di origine animale ma non solo (essi aumentano il livello di colesterolo cattivo); quelli monoinsaturi (come l’olio d’oliva che riduce l’LDL e non influisce su quello buono ma spazza via le placche); i grassi polinsaturi che tendono a ridurre sia il livello di LDL che di HDL.
Secondo molti esperti, i grassi saturi comportano problemi cardiaci ed obesità e, se scomparissero, il numero di attacchi di cuore in tutto il mondo scenderebbe del 20 % da un giorno all’altro.
In particolare, dicono gli esperti, l’eccessiva presenza di questi grassi nell’alimentazione comporterebbe: un aumento del colesterolo cattivo LDL, con conseguente abbassamento di quello buono HDL; un’impennata dei livelli di trigliceridi e delle lipoproteine, una molecola nel sangue che può aumentare il rischio di attacchi di cuore; infiammazioni croniche nel corpo con conseguenti danni al rivestimento dei vasi sanguigni.
GRASSI SATURI E DEMENZA
I ricercatori del Brigham and Women Hospital di Boston hanno condotto una ricerca su un campione di donne dimostrando che quelle che erano solite consumare più grassi saturi attraverso un’alimentazione ricca di carni e burro, avevano maggiori probabilità di sviluppare la demenza senile.
Il motivo è facilmente intuibile: i ricercatori spiegano, infatti, che i grassi saturi ostruiscono le arterie impedendo quindi all’ossigeno e ad altre sostanze di arrivare al cervello. Ciò quindi indebolisce le capacità cognitive e cerebrali pregiudicandole.
Autore | Marirosa Barbieri
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