I carboidrati trasformati stimolano la regione del cervello deputata alla dipendenza dal cibo.
E’ quanto riportato in un nuovo studio condotto da alcuni scienziati di Boston che hanno studiato il comportamento di alcuni soggetti che consumano abitualmente carboidrati complessi. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull’ American Journal of Clinical Nutrition.
I ricercatori dell’ospedale di Boston hanno scansionato i cervelli di uomini che hanno bevuto frullati contenenti carboidrati altamente trasformati, osservando un aumento degli zuccheri nel sangue seguito da un crollo brusco e repentino, quattro ore dopo.
Il crollo degli zuccheri nel sangue ha stimolato la regione del cervello deputata alla dipendenza.
“Abbiamo dimostrato per la prima volta che i carboidrati raffinati sono in grado di innescare il desiderio di cibo molte ore più tardi il consumo e non attraverso meccanismi psicologici ma attraverso effetti biologici sul cervello”, ha detto l’autore dello studio, il dottor David Ludwig.
Lo studio ha analizzato le reazioni sui soggetti maschili e non anche su quelli femminili, perciò molti considerano questo aspetto un vero e proprio limite.
Alcune ricerche hanno anche messo in evidenza il fatto che i cibi ad alto indice glicemico, come il pane bianco, le ciambelle bianche, il riso bianco, le patate e gli zuccheri concentrati innescano nelle persone in sovrappeso ed in quelle obese un incontenibile desiderio di mangiare troppo.
Tanto per fare un esempio, attualmente circa il 62 % della popolazione adulta canadese è in sovrappeso e la percentuale è destinata ad aumentare in maniera esponenziale.
Il direttore della New Balance Foundation Obesity Prevention Center dell’Ospedale Pediatrico di Boston, David Ludwig si chiede se il forte desiderio di mangiare presente nei soggetti in sovrappeso sia legato al consumo di carboidrati raffinati che vanno a stimolare l’area del cervello deputata alla dipendenza.
“Le persone in sovrappeso, per definizione, mangiano troppo, consumano troppe calorie e nonostante gli sforzi, pochi sono in grado di attenersi ad una dieta a ridotto contenuto calorico nel lungo termine”, ha detto Ludwig, “queste persone tendono a riacquistare il peso che hanno perso dopo sei mesi o un anno”.
DENTRO LO STUDIO
Il team che ha eseguito lo studio ha realizzato scansioni cerebrali attraverso la risonanza magnetica su 12 uomini in sovrappeso di età compresa tra 18 e 35 anni che hanno consumato due pasti contenenti la stessa quantità di calorie e carboidrati.
L’unica differenza tra i due pasti era che uno di essi conteneva carboidrati a rapida digestione, ad alto indice glicemico, gli altri, invece, carboidrati a lenta digestione.
“Le persone hanno bisogno di cibo per sopravvivere”, ha detto Ludwig “ma negli ultimi decenni, il nostro approvvigionamento alimentare si è basato su prodotti altamente trasformati che aumentano in modo eccessivo l’indice glicemico”.
27 giugno 2013
Autore | Marirosa Barbieri
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