C’è una relazione tra aborto e cancro al seno? Sembra che tale legame sia stato oggetto di accesi dibattiti e negato dagli organi ufficiali, ma un nuovo studio ha aggiunto nuovi spunti per questa controversia. Lo studio, svolto in Bangladesh e pubblicato sul Journal of Dhaka Medical College, valutava i fattori di rischio per il cancro al seno ed è stato guidato dal Dottor Suraiya Jabeen: i ricercatori hanno trovato un aumento del rischio di 20.62 volte statisticamente significative tra le donne con trascorsi di aborto. Questa è di gran lunga la quota più alta di rischio segnalata tra i 73 studi sulla relazione aborto-cancro pubblicati.
Il Professor Joel Brind, docente al Baruch College City University di New York, che è un esperto su questa connessione, ha osservato che le donne in Bangladesh hanno modelli di gravidanza molto tradizionali che riducono il rischio di cancro al seno. Il Prof. Brind ha spiegato in primo luogo il motivo per cui l’aborto potrebbe aumentare il rischio di cancro al seno: “In primo luogo, è universalmente accettato che avere un figlio diminuisce il rischio di cancro al seno in una donna, perché la mutazione delle cellule della mammella in cellule produttrici di latte le rende meno suscettibili a diventare cancerose. Secondo, la gravidanza aumenta enormemente il numero di cellule mammarie vulnerabili al cancro e un parto fornisce abbastanza tempo a queste cellule per differenziarsi maggiormente; il cancro infatti è resistente alle cellule più mature. Pertanto, l’aborto lascia nel seno di una donna più spazio per il cancro rispetto a prima della gravidanza”.
Il Professore ha spiegato successivamente perché il rischio, soprattutto in Bangladesh, potrebbe essere così alto: “Quasi tutte le donne in Bengladesh si sposano e iniziano ad avere figli prima dei 21 anni e allattano al seno i loro figli. Di conseguenza, il cancro al seno è quasi sconosciuto in questo Paese”. Dei 73 studi in tutto il mondo dal 1957 (compreso quest’ultimo) in merito all’associazione aborto e successivo sviluppo del cancro al seno, 53 studi mostrano un’associazione e 15 studi non mostrano alcuna associazione, eppure molti organismi ufficiali continuano a negare categoricamente qualsiasi legame tra aborto e cancro al seno.
Il Royal College degli Ostetrici e Ginecologi, nella loro revisione del 2011 dichiara, in merito alla cura delle donne che chiedono l’aborto “Le donne dovrebbero essere informate che l’aborto indotto non è associato ad un aumento del rischio di cancro al seno”.
La sintesi è, in sostanza: “L’OMS ha concluso che l’aborto indotto non aumenta il rischio di cancro al seno. Allo stesso modo, in una recente revisione delle prove, l’ACOG ha concluso che il rapporto tra aborto indotto e il successivo sviluppo di cancro al seno è stato oggetto di una notevole quantità di studi epidemiologici. I primi studi del rapporto tra aborto e rischio di cancro al seno sono stati metodologicamente viziati: ulteriori rigorosi studi dimostrano nessuna relazione causale tra l’aborto indotto e un conseguente aumento del rischio di cancro al seno”.
Inoltre, vi è una rassegna degli studi esistenti sul sito della Association of Obstetricians Prolife: “La possibilità di questa associazione è stata insistentemente e vigorosamente attaccata e negata dai principali gruppi di medici nel paese dal l994. L’ACOG e l’NSC sono stati particolarmente forti nel contrastare ogni suggerimento su questa possibilità e, così facendo, hanno preso alcune libertà di interpretazione della letteratura scientifica. L’AAPLOG sente che queste libertà non hanno equità di base nel raggiungere la conclusione di non associazione“.
E si va avanti a discutere perché un tale collegamento potrebbe essere biologicamente plausibile: “Ci sono due relativi fattori di rischio per il cancro al seno, indipendenti dalla gravidanza, e sono stabiliti nella cultura medica: il primo è l’effetto protettivo di una prima gravidanza a termine. Lo studio di riferimento che stabilisce questo effetto protettivo (MacMahon, 1970) è ampiamente accettato nel mondo medico. Ovviamente, l’interruzione di una prima gravidanza elimina l’effetto protettivo contro il cancro al seno. Il secondo fattore di rischio indipendente per il cancro al seno si induce con l’aborto. A partire dal 2004, 41 studi sono stati pubblicati in tutto il mondo (tra cui 16 studi americani) per riferire i dati sul rischio di cancro al seno tra le donne con una storia di aborto. Un totale di 29 (cioè il 70%) di questi studi riportano un aumento del rischio. Tredici su sedici (cioè l’81%) studi americani riferiscono di un aumento del rischio, 8 con significatività statistica (cioè almeno il 95% di probabilità che il risultato non sia dovuto al caso) a prescindere dall’età alla prima gravidanza a termine. L’aumento del rischio relativo su 41 studi combinati è del 30%: questo significa che tra le donne che hanno subito un aborto indotto ci sarebbe stato un aumento del 30% dei casi di cancro al seno su quanto statisticamente atteso.
In un report del 2007 sono stati riassunti i dati disponibili: i tassi di cancro al seno sono in aumento in Europa e Nord America da diversi decenni e si prevede un ulteriore aumento. Alcuni dati indicano che sottoporsi ad un aborto può aumentare il rischio di cancro al seno in una donna in età avanzata. Nella revisione del 1997 che ha riunito 23 studi è stato rilevato che il rischio è aumentato del 30%, ma gli autori di un commento nel 2001 hanno negato un collegamento. Ci sono chiaramente fortissimi interessi da entrambi i fronti di questo dibattito e lo spazio osta la necessaria revisione approfondita. Tuttavia, è già sicuro che una gravidanza a termine protegga contro il cancro al seno e che i parti prematuri lo rendano invece più probabile. Il collegamento è quindi biologicamente plausibile. Mentre può essere prudente a riconoscere che possa sussistere un legame tra l’aborto e il rischio di cancro al seno, ulteriori ricerche sono necessarie per concludere il dibattito. Nel frattempo, e nell’interesse del consenso informato, ogni donna che prende in considerazione l’aborto dovrebbe essere informata circa i possibili rischi.
Questo è chiaramente un dibattito che ricorre da anni e s cui sono coinvolti enormi interessi. Nel frattempo, le donne non dovrebbero essere “liquidate” con l’assolutismo ingiustificato della frase riassunta dal RCOG, come invece attualmente sono, nella maggior parte dei casi, piuttosto dovrebbero essere consapevoli del fatto che un legame tra aborto e cancro al seno è biologicamente plausibile, ma che la prova è ancora oggetto di ricerca da parte di ostetrici e ginecologi.
Autore | Daniela Bortolotti
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Gentile Signora Bortolotti,
il dibattito sul nesso tra cancro al seno ed aborto é privo di fondamento. Come bien indicato nel suo articolo, lo studio compiuto in Bangladesh indica la gravidanza come un fattore di riduzione del rischio. Peraltro, per essere più precisi, il fattore reale di diminuzione é l’età giovane alla prima gravidanza. Peraltro, tale conclusione non comporta in alcun modo che l’aborto sia, inversamente, un indice di aumento. Nessuno studio ha messo in luce un tale assunto e diffondere questo tipo d’informazione traduce della manipolazione culturale. Una donna che riceve una diagnosi di cancro al seno non ha certo bisogno di sentirsi colpevole per scelte personalissime riguardo la gravidanza.