Due diversi studi rivelano risultati preoccupanti legati agli acidi grassi Omega 3. Gli Omega 3, spesso adottati per migliorare lo stato di salute, sembrano purtroppo in grado di aumentare il rischio di allergie infantili e di cancro alla prostata negli adulti, secondo due studi presentati ieri. Neonati con livelli elevati di grassi insaturi nel sangue erano più inclini a sviluppare un’allergia rispetto a quelli con concentrazioni ematiche inferiori, secondo un sondaggio svolto da tre diverse università svedesi. “È già noto che gli acidi grassi insaturi inibiscono l’attivazione del sistema immunitario e questo può essere utile quando si è vecchi” ha dichiarato la Dottoressa Agnes Wold, medico presso il reparto di microbiologia clinica del Sahlgrenska University Hospital di Goteborg. “Ma il sistema immunitario del bambino ha bisogno di seguire una fase iniziale di tipo diverso, altrimenti non si sviluppa correttamente” ha aggiunto.
Precedenti ricerche avevano invece indicato che i bambini a cui in tenera età era stato somministrato il pesce, che è notoriamente ad alto contenuto di acidi grassi Omega 3, avevano avuto meno probabilità di avere allergie e l’autrice di un altro studio, la Professoressa di scienze Ann-Sofie Sandberg, ha ammonito le scelte drastiche sulla riduzione del consumo di fauna ittica, sulla base di questi risultati: “Il pesce è molto di più che semplici acidi grassi Omega 3. Da questo studio non si può concludere che le donne incinte e bambini piccoli non dovrebbero mangiare pesce” ha dichiarato.
Contemporaneamente, un ampio studio pubblicato sull’edizione UK del National Cancer Institute ha scoperto che tre diversi acidi grassi Omega 3 sono stati associati con un aumento del rischio di sviluppare il cancro alla prostata, compreso tra il 43% e il 71%. Il maggiore aumento del rischio è stato per i cosiddetti tumori alla prostata “di alto grado”, cioè il tipo di tumori che hanno maggiori probabilità di essere fatali. Lo studio, condotto da scienziati dell’US Fred Hutchinson Cancer Research Center, amplifica i risultati precedenti che, nel 2011, hanno suggerito che gli acidi grassi svolgono un ruolo inspiegabile nel favorire il cancro alla prostata. “Chi prescrive l’assunzione di Omega 3, in particolare attraverso gli integratori, dovrebbe prendere in considerazione i potenziali effetti collaterali“, è stato scritto sull’articolo di giornale.
Nello scorso mese di maggio, uno studio italiano ha dimostrato che gli integratori di olio di pesce ricco di acidi grassi Omega 3 non sono stati utili per i pazienti ad alto rischio di problemi cardiovascolari e già sotto farmaci, mentre precedenti studi clinici hanno indicato che gli integratori potrebbero ridurre i rischi cardiovascolari per i pazienti che soffrono di malattie cardiovascolari, o che hanno già subito un arresto cardiaco.
Autore | Daniela Bortolotti
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