Grazie ai messaggi di salute pubblica, tutti sanno più o meno che l’allattamento al seno è benefico per il bambino. Ma è anche molto buono per la mamma e ora un nuovo studio quantifica quanto sia buono. Se le mamme rispettano le linee guida raccomandate, che le spingono ad allattare al seno per almeno un anno, potrebbero teoricamente allontanare fino a 5.000 casi di cancro al seno, circa 54.000 casi di ipertensione e quasi 14.000 attacchi di cuore, ogni anno.
Evitare queste malattie potrebbe anche fare risparmiare 860 milioni dollari, secondo la ricerca pubblicata nella rivista “Ostetricia e Ginecologia”. Queste cifre, senz’altro significative e interessanti, non sono numeri reali da casi documentati ma, piuttosto, sono il risultato di un sofisticato modello statistico utilizzato per confrontare l’effetto dei tassi di allattamento al seno in corso rispetto ai tassi ideali. Lo studio, condotto dal ricercatore di Harvard Dottoressa Melissa Bartick, ha simulato le esperienze di circa 2 milioni di donne dai 15 ai 70 anni, stimando i risultati dei costi cumulativi nel corso dei decenni.
“Circa il 25% delle donne avevano allattato al seno per il periodo di 12 mesi indicato e, assumendo che il 90% delle donne abbia abbracciato le linee guida, se ne deducono i costi per una quantità di donne in un certo anno,” ha aggiunto la Dottoressa Bartick, un assistente professore di medicina interna presso la Harvard Medical School. “Eppure” aggiunge “il punto è che la salute aumenta con l’allattamento al seno della mamma in un modo esponenziale e sappiamo che il 60% delle donne non arrivano che a tre o quattro, al massimo sei mesi“, dice la Bartick. “Dobbiamo fare di più per sostenere le donne in modo che possano allattare più a lungo. Ci sono migliaia di casi inutili di malattia, o addirittura di decesso, che potrebbero essere evitate“.
Molteplici fattori hanno avuto un ruolo nei calcoli, compreso il numero di poppate, la durata dell’allattamento al seno e se le donne hanno sviluppato cinque precise malattie, cioè il cancro al seno, cancro alle ovaie in premenopausa, ipertensione, infarto e diabete di tipo 2. Inoltre i soggetti sono stati selezionati sulla base di ricerche precedenti che mostrano che l’allattamento al seno diminuisce anche il rischio di diagnosi di malattia nella donna. Questo studio non ha trovato effetti significativi per il cancro ovarico, che si verifica di rado, né di diabete, dato che è stato cercato solo entro 15 anni dal parto. I ricercatori hanno anche esaminato i tassi di morte dei soggetti, concludendo che il costo delle donne che muoiono prima di 70 per la società (cioè 11 anni in meno dell’aspettativa di vita media della donna) ammonta a 17,4 miliardi dollari. L’importo deriva da un modello economico che utilizza la valorizzazione dell’età di una vita umana.
Inoltre lo studio ha rivelato che i tassi di allattamento al seno “non ottimali” sono costati un tributo di 734 milioni di dollari in termini di ricoveri ospedalieri, visite mediche e farmaci, oltre ad un costo di 126 milioni di dollari a causa del tempo trascorso lontano dal lavoro. “Le conclusioni”, dice la Dottoressa Kathleen Marinelli, neonatologo e presidente eletto del Comitato allattamento al seno degli Stati Uniti, “rappresentano un approccio matematico e statistico molto importante rispetto ai costi sanitari per le donne e nei confronti di coloro che non sostengono l’allattamento al seno“.
L’analisi dei costi è stata anche oggetto di uno studio del 2010 a cura della rivista “Pediatrics”, che ha esaminato come l’allattamento naturale mantenga bassi i livelli di malattia nei bambini. La ricerca, svolta anche dalla Dottoressa Bartick, ha contato 911 decessi tra i bambini ogni anno e costi annuali di 13 miliardi di dollari per non aver seguito le linee guida dell’allattamento al seno. “Dopo che lo studio è stato pubblicato” sostiene la Bartick, “abbiamo ricevuto circa un milione di richieste di informazioni di donne che desideravano avere un quadro completo dell’intera faccenda“.
E ora ce l’hanno, in una certa misura. I detrattori, ovviamente, possono disdegnare la simulazione dello studio e anche il fatto che è impossibile sapere con certezza se l’allattamento al seno provoca meno malattie o se le donne che allattano al seno semplicemente hanno abitudini più sane: questo ha sollecitato la WK Kellogg Foundation a contribuire a finanziare un esperto che ha consigliato i ricercatori sul fatto se potevano affermare o meno che l’allattamento al seno interessa il rischio di malattia e non si trattava semplicemente una associazione. “La sua opinione era che c’erano prove sufficienti per suggerire che fosse causale“, ha aggiunto la Dottoressa Bartick.
Lo studio indica comunque la necessità di un maggiore sostegno per le madri che vogliono allattare al seno come, per esempio, luoghi di lavoro che offrono un ambiente pulito, spazi privati per pompare il latte in luoghi idonei, anche se aperti al pubblico. Ciò che è veramente importante non sono i numeri, ma il fatto che il costo del non dare supporto alle donne in modo ottimale diventa potenzialmente astronomico e questo indica che l’allattamento al seno non è una scelta di vita, è un imperativo di salute pubblica.
13 giugno 2013
Autore | Daniela Bortolotti
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