Esausti e frustrati, i clienti si rivolgono alla psicanalisi fiduciosi e desiderosi di liberarsi dall’ansia. In questo caso gli specialisti possono offrire loro qualcosa di molto semplice: il punto di vista di un osservatore esterno che può vedere tutti i loro punti di forza e tutte le loro potenzialità. Lo specialista può ricordare al paziente che “Si può fare“, ma anche “Solo perché il cervello ansioso dice che qualcosa di veramente brutto sta per accadere, non significa che sia vero“.
Qualcosa di straordinario accade quando si effettua il contatto con le proprie paure: quando vi permettete di sperimentare i vostri più profondi e più oscuri pensieri, diventano subito meno inquietanti. Diventano qualcosa che si può osservare e sperimentare, qualcosa attraverso cui passare. La chiave per entrare in contatto con il soggetto (o oggetto) temuto, e quindi liberarsene, è quello di creare un piano realistico di attacco. Gli specialisti lo chiamano gerarchia dell’esposizione, che è semplicemente una lista di stimoli che provocano una crescente quantità di ansia.
Il punto focale di questa pratica di gerarchia dell’esposizione è fare fronte alle paure in modo meno opprimente. Se si ha paura delle altezze, non è necessario saltare da un aereo per superare questo problema, se si soffre di emofobia (paura del sangue), non c’è bisogno di andare a lavorare in una banca del sangue… almeno non come primo passo. Siete decisi a lavorare sulla vostra ansia, ma non c’è bisogno di leccare servizi igienici per superare timori di contaminazione o di immergersi in un bidone di ragni per guarire dall’aracnofobia. Nessun passo avanti è troppo piccolo di fronte alle proprie paure. È più potente di quanto si immagini, perché sono piccoli passi in avanti su una base quotidiana anziché un passo gigantesco col rischio di rimanere bloccati e sopraffatti. Il movimento e la flessibilità sono importanti, serve coraggio ma non è necessario fare prodezze erculee. È fondamentale fissare obiettivi realistici di lotta quotidiana all’ansia. Quando i pazienti lavoreranno sui propri sforzi settimanali, dovranno chiedersi che cosa si potrebbe ottenere dal raggiungimento di questi obiettivi. Gli psicanalisti incoraggiano sempre passi piccoli e realistici, che possano essere soddisfatti, invece di grandi obiettivi radicali, che sono sempre a rischio fallimento. Nulla fa peggio a una terapia contro l’ansia di aggiungere anche senso di colpa e critica. Basta un pizzico di “Che cosa c’è di sbagliato in me” per trovarsi rapidamente a “Sono senza speranza“.
Per ridurre il ruolo che l’ansia gioca nella vostra vita, chiedetevi: “Che cosa posso fare oggi per affrontare una paura?” e votate le idee che vi vengono in mente su una scala da 1 a 10 (dove 1 è il più facile) per definire quanto ansiogeno potrebbe rivelarsi. Cercate di individuare un esercizio non troppo facile ma non troppo duro, diciamo a un livello di ansia di da 4 a 6. Impegnatevi a sostenerlo oggi, domani e per sempre. Ogni giorno è il giorno giusto per affrontare una paura.
Per maggiori informazioni sulla preparazione dei percorsi di gerarchia dell’esposizione, contattate un professionista di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o un esperto in terapie farmacologiche, o entrambi.
Autore | Daniela Bortolotti
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