I ricercatori hanno trovato un ceppo di batteri capace di convivere con le zanzare rendendole allo stesso tempo resistenti al parassita della malaria.
Noi italiani leghiamo questa malattia alla morte di una delle icone dello sport nostrano: Fausto Coppi, il campionissimo.
La malaria viene trasmessa agli uomini attraverso il morso di un insetto. In particolare si tratta di zanzare. Zanzare che a loro volta sono state contagiate dai protozoi del genere Plasmodium. Il fatto di poter controllare la malattia all’origine della sua diffusione potrebbe realmente essere un importantissima risoluzione per mettere sotto controllo una volta per tutte la malaria.
E non sarebbe una cosa da poco visto che essa miete quotidianamente tantissime vittime. L’OMS (organizzazione mondiale della sanità) ha stimato che circa 220 milioni di persone vengono infettate ogni anno e 660.000 muoiono.
LA RICERCA – Lo studio condotto alla Michigan State University (America) ha posto una particolare attenzione verso il batterio Wolbachia, capace di infettare molto facilmente gli insetti. L’infezione si trasmette automaticamente dai soggetti femmina alla propria prole e con alcune specie di insetti il parassita è particolarmente capace d‘aumentare il numero di femmine infette così da potersi riprodurre e diffondere su larga scala.
Negli studi si è appurato che il Wolbachia è capace di selezionare gli embrioni femmina ed uccidere i maschi. Altre volte, invece, può facilitare la riproduzione di maschi che vadano a legarsi solo con femmine infette o (come nel caso di alcune vespe) permette al sesso femminile di riprodursi saltando il rituale dell’accoppiamento.
Purtroppo per noi umani le zanzare anofele non vengono spontaneamente aggredite dal batterio Wolbachia. Tuttavia è stato possibile ricreare in laboratorio le condizioni adatte affinchè ciò avvenisse. Ed i risultati sono stati entusiasmanti visto che le zanzare conviventi con i batteri risultavano anche immuni all’attacco del parassita della malaria.
Adesso la sfida è quella di far in modo che l’infezione batterica possa trasmettersi dalla madre alla prole in modo tale da rendere l’infezione permanente e non passeggera.
Attualmente i ricercatori hanno trovato un ceppo di batterio capace di persistere all’interno della zanzara per qualcosa come 34 generazioni (periodo di tempo pari alla durata dello studio. Fate conto che le uova si schiudono dopo circa 2-3 giorni dalla deposizione).
UNO STUDIO CONTIGUO – Contestualmente allo studio americano, un gruppo di ricercatori australiani ha appurato che un diverso ceppo batterico appartenetene sempre agli Wolbachia sarebbe capace di prevenire la diffusione della febbre dengue (febbre tropicale) , trasmessa all’uomo sempre dalle zanzare.
In questo momento la ricerca viene condotta su larga scala e con un notevole investimento economico e di risorse umane.
Anche per questo il Dr Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (America), sta seguendo con attenzione gli sviluppi dello studio australiano – “Il potenziale di questi studi è notevole. L’implementazione di questa strategia potrebbe realmente aiutarci a tenere sotto controllo una volta per tutte la malaria, la malattia che miete più vittime al mondo ogni anno”.
Gli studi fanno ben sperare, però c’è ancora tanta strada da percorrere.
Le zanzare non son tutte uguali e se in Asia e Medio Oriente la Anopheles stephensi è la protagonista indiscussa, in Africa la regina è la Anopheles gambiae.
Anche il Dr Zhiyong Xi è di questo parere. Lo ha espresso in una sua intervista alla BBC nella quale ha aggiunto – “Il batterio Wolbachia potrebbe presto ampliare gli strumenti che oggi abbiamo per proteggerci dalla malaria”.
Son curiosissima di sapere cosa ne pensate. Infondo la malaria è una delle malattie più diffuse al mondo e bussa costantemente alle porte di casa nostra.
Seguendo questo link potrete consultare direttamente l’intero studio.
11 maggio 2013, ore 10:38
Autore | Viola Dante
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