La cura è ancora in via di sperimentazione ma è sicuramente destinata a far discutere: William Moore, direttore medico di Radiologia presso la Stony Brook University School of Medicine ha messo a punto una soluzione in grado di sconfiggere, o quanto meno alleviare, la nevralgia (un disturbo che comporta danni ai nervi).
Il trattamento, chiamato cryoneurolysis consiste nell’inserire piccoli cristalli ghiacciati nelle zone colpite dal dolore, congelando così gli strati esterni dei nervi compromessi ed alleviando il dolore per un lasso di tempo significativo: due mesi.
In particolare, una piccola sonda delle dimensioni di un ago viene inserita nella cute, all’altezza della zona dolorosa. A questo punto, nel corpo vengono rilasciati minuscoli cristalli che congelano lo strato esterno dei nervi danneggiati e riducono il dolore del paziente in maniera notevole.
Lo studio sarà presentato, questa settimana, nel corso della Society of Interventional Radiology, la riunione medico-scientifica annuale che si tiene a New Orleans. La ricerca di Moore è stata testata su un campione di 20 pazienti e potrebbe costituire una svolta per i 15 milioni di americani affetti da danni al sistema nervoso.
“Stiamo continuando lo studio con l’ obiettivo di testare l’esperimento su 125 pazienti”, ha dichiarato Moore, sempre più fiducioso dei risultati incoraggianti del suo studio, “anche se i nervi danneggiati non possono essere curati in modo definitivo e una certa quantità di dolore permane, per cui i pazienti devono sottoporsi a trattamenti multipli per mantenere a bada gli spasmi”.
Esistono limiti in questa scoperta: ad esempio, è importante sottolineare che la ricerca di Moore è nelle fasi iniziali, e che il trattamento può essere applicato solo ad alcuni tipi di danni al sistema nervoso (in particolare risulta efficace nel caso di danni derivanti da un infortunio, dal diabete, o da complessi interventi chirurgici).
“Questa ricerca si concentra solo sul dolore derivante da alcuni tipi di nevralgia”, ha detto Moore, “ci sono dubbi che questo meccanismo funzioni per altri tipi di lesioni: in sostanza la terapia potrebbe non risultare applicabile a tutti i casi”.
Per quanto riguarda la fasi di trattamento della cryoneurolosis, Moore sente di dispensare qualche importante consiglio: “perché la cura abbia successo”, dice, “è importantissimo che il paziente faccia la sua parte nel processo terapeutico: questa procedura richiede un eccellente rapporto di lavoro medico-paziente, con il radiologo e con altri esperti e specialisti che prendono parte alla cura”.
Autore | Marirosa Barbieri
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