C’è un legame inaspettato tra l’uso di marijuana e i fattori legati al diabete di tipo 2 che ha incuriosito i ricercatori medici. Diversi studi hanno infatti scoperto che i consumatori di marijuana trattengono più calorie dal cibo rispetto a chi non ne fa uso, ma hanno tassi più bassi di obesità, diabete e un indice di massa corporea (BMI) di basso livello.
In un ulteriore approfondimento, i ricercatori hanno studiato quali effetti della marijuana e del suo principio attivo, il tetraidrocannabinolo (THC), potrebbero avere sul metabolismo delle persone, in particolare sui livelli di insulina.
L’insulino-resistenza – un importante fattore di rischio per il diabete – è un disturbo metabolico che si verifica quando le cellule del corpo non possono gestire correttamente l’assunzione di insulina. L’American Heart Association stima un 35% degli adulti statunitensi colpiti da malattie metaboliche che includono, fra l’altro, la resistenza all’insulina.
Per esaminare il collegamento tra il THC e il metabolismo, i ricercatori hanno raccolto i risultati di uno studio eseguito su 4.657 adulti dal National Health and Nutrition Examination Survey, una statistica cross-sezionale diffusa annualmente dai Centri di prevenzione. Dei partecipanti allo studio, 579 stavano già assumendo marijuana, 1.975 ne avevano fatto uso in passato ma non di recente, e 2103 non avevano mai provato la marijuana. I ricercatori hanno analizzato i livelli di insulina dei partecipanti a digiuno, i livelli di colesterolo, di insulino-resistenza e la misurazione del girovita.
Un rimedio dai molteplici vantaggi?
I risultati hanno dimostrato che gli attuali consumatori di marijuana hanno il 16% di livelli di insulina in meno (a digiuno) rispetto a chi non ne fa uso, dato che arriva addirittura al 17% per quanto riguarda i livelli di insulino-resistenza. Inoltre, gli utenti che fanno consumo regolare di marijuana hanno misure di girovita inferiori e comunque nella media, oltre ad elevati livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL), conosciute anche come il “colesterolo buono”.
“Queste sono davvero notevoli osservazioni finalmente supportate da esperimenti scientifici” ha dichiarato il Dott. Giuseppe Alpert, professore di medicina presso l’università dell’Arizona, a Tucson.
È interessante notare che solo gli individui che fanno attualmente uso di marijuana (non gli ex consumatori) hanno ottenuto i risultati positivi, il che suggerisce che gli effetti della marijuana sull’insulina e sulla resistenza all’insulina si verificano solo dopo l’uso recente. Per testare i risultati, che sono stati pubblicati nell’ultimo numero di The American Journal of Medicine, i ricercatori hanno incluso negli studi anche i partecipanti che avevano ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 2.
La strada è ancora lunga, servono ulteriori approfondimenti
“Dopo che abbiamo escluso i soggetti con una diagnosi di diabete, le associazioni tra l’uso di marijuana e i livelli di insulina, di insulino-resistenza, di circonferenza della vita e HDL-C erano simili e lo studio è rimasto statisticamente significativo,” ha detto la Dottoressa Elizabeth Penner, co-autrice della ricerca, in recente una dichiarazione. “È possibile che la marijuana venga presto normalmente prescritta per i pazienti con diabete o sindrome metabolica, accanto ai soliti antidiabetici orali o all’insulina, per una migliore gestione di questa malattia cronica?” si è domandato il Dottor Alpert. “Solo il tempo potrà rispondere a questa domanda per noi” ha chiosato nell’editoriale che accompagnava l’articolo pubblicato nell’ultimo numero di The American Journal of Medicine.
“Abbiamo un disperato bisogno di una grande quantità di ricerca di base e clinica, nel breve e lungo termine, per comprendere meglio gli effetti della marijuana in una varietà di contesti clinici, come il cancro, il diabete e la fragilità degli anziani” ha infine aggiunto il Dottor Alpert.
16 maggio 2013, ore 21:31
Autore | Daniela Bortolotti
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