La depressione clinica è una malattia caratterizzata da criteri diagnostici ben definiti – tristezza o anedonia (ovvero la mancanza di piacere nel godere di attività che dovrebbero arrecarlo, come il cibo, la socialità o il sesso) per due settimane insieme ad almeno altri 5 o più sintomi, quali, ad esempio, la mancanza di appetito, problemi del sonno e l’idea di non valere abbastanza.
Purtroppo, vediamo ancora tutto questo come qualcosa che ‘una persona può controllare’ – tant’è che infatti molto spesso, le persone depresse si sentono dire “Fattene una ragione,” “Tirati su,” “Tieni duro,” o “Cresci.” Una persona con depressione si sente spesso incapace; sentire frasi come quelle appena riportate, non potrà far altro che spingerla verso il baratro, levandole la voglia di cercare aiuto.
È un po’ come se a quella persona fosse stato diagnosticato il cancro o la Sclerosi Multipla o il diabete e noi gli stessimo dicendo “Hey dai, tirati su.” Immagina un po’ l’effetto che deve fare.
Le ricerche sono chiare: in persone in cui la depressione non sia stata curata, frasi come quelle possono portare ad un peggioramento dei sintomi, ad un maggior squilibrio sociale e occupazionale, e da ultimo, i risultati risulterebbero poveri in caso di cura. La persona depressa da frasi come “fattene una ragione” avverte una sorta di onta che potrebbe allontanarla dal cercare aiuto in una terapia. La depressione è una condizione seria il cui trattamento è costituito da una serie di tappe tra cui il duro lavoro della terapia, ma non solo; spesso il trattamento per la depressione deve necessariamente includere anche una terapia farmacologica e la necessità di prepararsi a future ricadute.
Come richiedere aiuto
Un ottimo modo per iniziare può essere partire dal medico di base, il quale potrebbe prescriverti dei medicinali, tanto per cominciare, oppure fornirti una serie di riferimenti adeguati per la terapia. La psicoterapia dovrebbe essere sempre eseguita da una persona con un’adeguata licenza medica nel campo – uno psicologo specializzato, un addetto ai servizi sociali, o uno psichiatra. Alcuni potrebbero trovare sufficientemente utile rivolgersi ad una guida spirituale e religiosa come un prete o un pastore; idealmente sarebbe meglio qualcuno che abbia già avuto esperienze in materia di salute mentale. La Sanità Pubblica fornisce una serie di servizi psicologici e psichiatrici presso cui è possibile pagare semplicemente un ticket (parliamo di psicologi, psichiatri e sessuologi degli ex consultori), ma alternative economiche possono essere trovate anche presso gli ospedali e le cliniche cosiddette universitarie o presso gli ospedali pubblici. La cosa più importante, è che tu ti senta a tuo agio con la persona che andrai a scegliere; è assolutamente normale cercare e testare più di un’opzione, fino a che non sentirai di aver fatto la scelta più adatta a te.
Se vuoi aiutare un parente che sta lottando con la depressione, la chiave di tutto è essere empatici e solidali, non fargli mai mancare il tuo supporto e la tua comprensione. A volte, basta semplicemente che qualcuno sia lì a riconoscere la loro lotta. Tieni a mente che a volte, la depressione può tradursi in un’irritabilità fuori dal normale; prenditi del tempo per capire se stai assistendo a questo tipo di atteggiamento e inizia a considerare la depressione come una possibilità. Tieni sempre a mente anche con chi ti stai rapportando – gli adulti si sentono a disagio con l’idea di dover cercare aiuto tramite “la terapia”; un buon modo per iniziare dunque, potrebbe essere rimandarli al loro medico di base. Assicurali sul fatto che ‘l’aiuto’ può effettivamente essere d’aiuto, e aiutali ad andar oltre; ricordagli sempre che sarai accanto a loro e che li aiuterai nel processo.
Autore | Enrica Bartalotta
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