La ricerca medica è al lavoro, in tutto il mondo, 24 ore su 24. Le sperimentazioni e la tecnologia fanno grandi passi per cercare di curare le tante problematiche che affliggono gli esseri umani. L’emicrania, o più volgarmente il “mal di testa”, è uno di quei problemi che, se in fase acuta, può rendere impossibile qualsiasi normale attività per chi ne soffre: milioni di persone in tutto il mondo. Ad oggi non esistono “vaccini”, e tantomeno medicine che riescano a curare in modo definitivo questo problema. Tuttavia, i continui progressi nella ricerca hanno portato recentemente a provare combinazioni di farmaci iniettabili che, nei primi test che si stanno effettuando, sembrano promettenti, ma di sicuro sono necessarie più ricerche e più sperimentazioni. Essendo l’emicrania un problema che coinvolge una larga fetta della popolazione mondiale, sono molte le squadre di ricerca finanziate dalle varie case farmaceutiche che, concorrenti tra di loro, sperano di trovare la cura definitiva prima degli altri. Alcune di esse stanno mettendo a punto una nuova classe di farmaci che pare siano in grado di prevenire l’emicrania cronica, interrompendo la catena di eventi che si susseguono per “creare” il mal di testa. I suddetti farmaci agiscono su un agente biochimico peptide chiamato calcitonina, correlato al gene CGRP. I risultati di due studi clinici specifici dimostrano come questi farmaci possano efficacemente prevenire varie tipologie di emicrania. “ È molto eccitante” dichiara il dottor Thomas Ward, professore di neurologia alla Scuola di Geisel di Medicina al Dartmouth nel New Hampshire, “perché più che una cura questa sarebbe piuttosto una forma di prevenzione che eviterebbe molti effetti collaterali e sarebbe altamente efficace per le persone che ne soffrono”. “Noi speriamo veramente”, continua, “ che questi farmaci siano quelli “giusti”, così da poter finalmente ridurre il numero delle persone che soffrono di emicrania, con tutti i disagi che tutto ciò comporta per le normali attività di ogni giorno”. I risultati di queste ricerche dovrebbero essere presentati a breve in importanti meeting di ricerca medica. “L’ultimo passaggio” prosegue il dott. Ward, “del percorso che noi crediamo che il corpo faccia per arrivare poi al mal di testa coinvolge una sostanza chiamata CGRP. Si tratta di materiale che viene rilasciato dai nervi che di conseguenza provoca una infiammazione nel sistema nervoso. Il corpo umano usa il CGRP per controllare l’apertura dei vasi sanguigni, oltre che per svolgere un ruolo nella trasmissione dei segnali del dolore. Esistono farmaci specifici per l’emicrania chiamati triptani, i quali vengono utilizzati per cercare di fermare l’attacco in corso e che agiscono bloccando il CGRP, ma fino ad ora, i ricercatori non erano stati in grado di trovare un modo per prevenirne l’insorgenza, sempre “mirando” a bloccare il rilascio di CGRP. “Coi farmaci tradizionali” dichiara il dottor Peter Goadsby, presidente del programma scientifico del meeting annuale della American Headache Society e direttore della University of California, San Francisco Headache Center “il fatto di inibire il CGRP non è sempre stato efficace, in quanto esso viene ampiamente rilasciato in tutto il corpo, per cui insistere fino ad arrivare a bloccarne le sue funzioni interamente può causare gravi effetti collaterali, peraltro in altri organi”. Invece, questa nuova categoria di farmaci riduce sì i livelli di CGRP, ma lo fa attraverso l’uso di anticorpi monoclonali, creati in laboratorio e quindi progettati per “attaccare” con più precisione all’interno del corpo. “Questi sono i primi farmaci”, continua il dott. Goadsby, “specificamente sviluppati per la prevenzione delle emicranie. Fino ad ora, i medici hanno avuto a disposizione praticamente solo farmaci sviluppati in realtà per altri problemi di salute, per esempio la pressione alta, per mezzo dei quali si prova a lenire i mal di testa. Speriamo invece che, con questi farmaci di nuova generazione, i pazienti sofferenti di emicrania potranno avere uno strumento addirittura per prevenirne i sintomi”. Sono quattro le grandi case farmaceutiche -Alder Pharmaceuticals, Amgen, Eli Lilly & Company, e Teva Pharmaceuticals – che attualmente stanno testando le proprie versioni di questi anticorpi monoclonali. In effetti, un farmaco che previene efficacemente l’emicrania potrebbe rivelarsi molto redditizio: per esempio, sono oltre 36 milioni solo gli americani che soffrono di emicranie, numericamente superiori agli asmatici e ai diabetici, secondo alcune statistiche. Addirittura sarebbero oltre 4 milioni quelli che vivono con l’ emicrania cronica, che li tormenta per più di 15 giorni al mese. Dopo i primi test e monitoraggi effettuati, pare che questo farmaco sia riuscito a ingenerare una significativa riduzione del numero di ore di cefalea dei soggetti presi in esame dopo appena qualche settimana di sperimentazione, arrivando a una riduzione di oltre il 50% della frequenza. Tutto questo con la controprova del placebo, che non ha raggiunto gli stessi risultati. Tutti questi farmaci, per ora, vengono somministrati tramite iniezioni: se i cicli di test dovessero avere successo e il farmaco arrivasse ad essere a disposizione di tutti, basterebbe una iniezione al mese per curarsi. “Crediamo che questi farmaci”, continua il dott. Goadsby “potranno essere molto utili per una parte sostanziale di tutte le persone che soffrono di emicranie, prevedendo di ottenere per circa la metà dei pazienti oltre un 50 % di risposta del farmaco ai sintomi, mentre per un quinto di essi potrebbe esserci addirittura il 100 %”. Oltretutto, gli anticorpi monoclonali CGRP, nei test svolti finora hanno causato effetti collaterali limitati, inducendo solo il 3 % dei soggetti monitorati all’ abbandono della cura a causa di eventi avversi. Tuttavia, la sogli di attenzione rimane molto alta, per l’utilizzo a lungo termine di questi farmaci, proprio perché, come già detto in precedenza, il CGRP viene rilasciato dai nervi in tutto il corpo e per diverse funzioni. Ad oggi, i ricercatori non sono in grado di stabilire con certezza se un inibitore di CGRP così potente possa arrivare a causare conseguenze collaterali in tutto il corpo. I dati e le conclusioni trapelate attualmente, quindi, devono essere considerate come preliminari, almeno fino a che non saranno pubblicati in bollettini e riviste ufficiali degli organi medici internazionali.
Autore | Daniela Bortolotti
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