L’endometriosi è una malattia dell’apparato riproduttivo che colpisce approssimativamente 176 milioni di donne e ragazze nel mondo – 8,5 solo negli Stati Uniti e Canada. Essa ha il potenziale in sé per causare seri dolori pelvici, e conseguenze ben più gravi come l’infertilità, nonché una miriade di altre problematiche di natura fisica, sessuale, emotiva e medica, capaci di influenzare la tua qualità della vita e anche la tua carriera. Con un costo medico per i cittadini sempre più in rapida ascesa (22 miliardi di dollari all’anno), l’endometriosi è ben più di “un terribile crampo.”
Studi di statistica qualitativa hanno dimostrato che ad un sempre più elevato numero di donne e ragazze l’endometriosi non viene adeguatamente diagnosticata, né efficacemente trattata. Ma a dispetto di ciò che si potrebbe pensare, i sintomi dell’endometriosi sono assolutamente curabili, se presi in tempo, con una giusta diagnosi e un trattamento puntuale, c’è speranza.
Partiamo dalle basi
Cos’è l’endometriosi?
Durante le mestruazioni, il corpo di una donna espelle naturalmente l’endometrio – ovvero il rivestimento interno dell’utero. Nelle donne e ragazze affette da endometriosi però, parte del liquido mestruale rimane nel corpo, agendo al tempo stesso come corpo estraneo e come elemento costituente. Ciò significa che è in grado di rispondere ai comandi ormonali e crescere, mestruare e decomporsi. Solo che a differenza di un normale endometrio, non trova la via per l’espulsione, ed ecco che a lungo andare si forma nell’utero un’infiammazione che dà vita a una malattia.
Le conseguenze sono: sanguinamento interno, sviluppo di cisti solide (contenenti sangue) chiamate endometriomi, infiammazione, dolore, produzione di enzimi irritanti, formazione di tessuto cicatriziale e aderenze (cicatrici fibrose) in grado di svilupparsi anche in altri tessuti e organi.
Comunemente definite lesioni, noduli o impianti, le conseguenze dell’endometriosi si sviluppano tipicamente nelle strutture pelviche, mettendo a rischio l’architettura di vescica, intestini, ovaie, Tube di Falloppio e in alcuni casi anche delle cavità addominali.
Nonostante sia l’area pelvica, quella normalmente attaccata dall’endometriosi, conseguenze della malattia sono state riscontrate anche in aree molto lontane da quella addomino-pelvica, come il diaframma, i polmoni, e altre.
Cosa causa l’endometriosi?
L’endometriosi non è una malattia a trasmissione sessuale né un’altra infezione di questo tipo; non è contagiosa ma può rivelarsi estremamente grave. Spesso definita “una malattia teorica,” perché le vere cause di endometriosi rimangono ancora sconosciute. Tuttavia, studi recenti hanno indicato come la genetica, una disfunzione immunitaria, una trasformazione cellulare (denominata metaplasia) e l’esposizione a sostanze tossiche, possano essere fattori scatenanti. Studi ancor più all’avanguardia, hanno scoperto che all’origine della malattia vi sono le cellule staminali mesenchimali.
Dunque, qualsiasi donna o ragazza di qualsiasi appartenenza etnica e socioeconomica può sviluppare l’endometriosi, una malattia che non è contagiosa ma non è nemmeno prevenibile. Alcune donne però, potrebbero esserne geneticamente predisposte. Coloro che ad esempio abbiano una sorella o una madre che soffre di endometriosi, sviluppano un rischio di 6 volte superiore rispetto a coloro che non hanno questa ereditarietà. Anche coloro che hanno avuto la prima mestruazione ad un’età particolarmente precoce, o le donne con flusso abbondante, oppure le ragazze con un mestruo che duri più di 7 giorni, e/o che abbiano un ciclo mensile particolarmente breve (27 giorni o meno) potrebbero sviluppare un rischio più elevato. Ciononostante, nessuna di queste singole teorie è valida per tutte le donne e spiega lo sviluppo di ogni singola endometriosi; è quindi più probabile che questa malattia sia dovuta ad uno squilibrio di diversi fattori.
Come viene diagnosticata l’endometriosi?
Nonostante la tecnologia medica sabbia ormai raggiunto uno stadio piuttosto avanzato, la conferma di un’endometriosi risiede ancora in una biopsia chirurgica. Essa viene però ottenuta grazie ad una procedura mininvasiva, denominata laparoscopia, che viene effettuata in un contesto ambulatoriale o di day-hospital. La laparoscopia viene effettuata sotto anestesia generale, per consentire al medico un’ampia visione dei tuoi organi pelvici e addominali, per asportarne così l’infezione. Sebbene una certa diagnosi preliminare possa essere effettuata tramite alcuni test pelvici, è la biopsia chirurgica l’unico strumento in grado di garantire una diagnosi certa.
Sfortunatamente, spesso questa malattia non viene diagnosticata correttamente o diagnosticata fortuitamente, ad esempio in occasione di altri interventi chirurgici. Spesso viene fatto credere alle donne e alle ragazze che una corretta “gestione” del dolore, tramite antidolorifici o altri medicinali, possa bastare, ma in realtà, antidolorifici e medicinali in genere, non fanno altro che mascherare i sintomi della malattia. Spesso, alle pazienti viene inoltre fatto credere che l’unica soluzione a lungo termine sia quella di rimuovere per intero tutti gli organi riproduttivi, una credenza che è un vero e proprio mito. L’endometriosi non viene affatto curata tramite l’asportazione degli organi riproduttivi; eppure questa idea, sbagliata e particolarmente diffusa, è ancora responsabile di moltissime, inutili isterectomie che vengono effettuate ogni anno.
Come viene trattata l’endometriosi?
Per quanto non esista alcuna cura effettiva, la chirurgia laparoscopica può venire in nostro soccorso. Andando alla radice del problema con il minimo del fastidio, l’escissione fatta in laparoscopia, risolve dunque il dolore, ripristina le normali funzioni vitali degli organi coinvolti e, nei casi più gravi, può anche risolvere la conseguente infertilità legata a esso. A dispetto di altre tecniche chirurgiche, la laparoscopia rimuove alla radice tutti gli impianti – da tutte le aree; i sintomi scompaiono o vengono significativamente ridotti.
Altre tecniche laparoscopiche hanno a che fare soltanto con rimozioni superficiali delle lesioni e sono l’ablazione, la cauterizzazione, l’elettrocoagulazione e la vaporizzazione. Questo tipo di operazioni chirurgiche asservono all’eliminazione delle cicatrici fibrose causate dall’endometriosi, sulla superficie degli organi pelvici o di altre regioni, ma non vanno così a fondo come nel caso dell’escissione. Una incompleta rimozione delle formazioni della malattia, può dare un sollievo che è soltanto temporaneo, per quanto gli studi abbiano dimostrato un buon 40-60% di recupero nei giorni successivi all’operazione e per un anno.
L’isterectomia, come dicevamo prima, è un’opzione che non dovrebbe essere considerata come “una cura” – perché non lo è. Eppure è così che molto spesso viene raccomandata dai medici. Per quanto la rimozione dell’utero possa giocare un ruolo nella scomparsa dell’endometriosi, non dovrebbe né venir considerata come cura né come prima linea di trattamento, ma solo come ultima spiaggia. La rimozione dell’utero, e, in alcuni casi, delle Tube di Falloppio e delle ovaie, potrebbe essere utile in circostanze molto limitate, quelle in cui la malattia si sia fatta profondamente e largamente invasiva, causando il cosiddetto fenomeno delle “pelvi congelate.” Dal momento che dell’endometriosi non si conoscono le cause esatte, ogni caso (e quindi ogni eventuale endometriosi) dovrebbe essere attentamente analizzato e valutato, e la sua soluzione dovrebbe includere una meticolosa escissione di tutte le parti coinvolte e attaccate dalla malattia, in tutte le aree dell’organismo, comprese quelle esterne alla zona pelvica.
La terapia ormonale sostitutiva viene particolarmente utilizzata efficacemente per combattere i sintomi dell’endometriosi. I trattamenti più popolari sono quelli che vengono normalmente prescritti per fermare il flusso mestruale e/o mimare la menopausa:
» La pillola continuativa: Prendere la pillola anticoncezionale senza mai interrompersi, può essere un’ottima soluzione per le donne e le ragazze che abbiano mestruazioni dolorose. La pillola contraccettiva, se presa in modalità continuativa, sopprime il ciclo mestruale, un meccanismo che può apportare un certo sollievo nei principali sintomi dell’endometriosi. Alcune donne però possono non riuscire a sopportare alcuni degli effetti collaterali di questo processo (come ad esempio l’assunzione di peso, il mal di testa e la depressione). In ogni caso, i sintomi dell’endometriosi riappariranno una volta smessa la pillola.
» Depo-Provera®: È un’iniezione che rilascia nel tuo corpo livelli di progesterone simili a quelli di una donna in gravidanza da pochi mesi. Un processo che ferma l’ovulazione e dunque le mestruazioni, dando un temporaneo sollievo dai sintomi dell’endometriosi. Anche in questo caso, alcuni effetti collaterali della Depo-Provera’s® possono essere considerati problematici. In ogni caso, i sintomi dell’endometriosi riappariranno una volta terminata la terapia.
» Mirena®: È una spirale, un piccolo IUD (intrauterine device, in inglese) in plastica a forma di T, che rilascia nel tuo corpo progestinici e può rimanere nell’utero anche per 5 anni. Non sono molte però le informazioni relative all’uso di Mirena per le donne e ragazze con endometriosi, e nonostante ciò, Mirena viene utilizzata largamente in misura anedottica. Mirena® è dunque un’opzione relativamente nuova; ma esistono pochi studi riguardo la sua efficacia, i potenziali effetti collaterali e i risultati a lungo termine sulle donne con endometriosi.
» Agonista GnRH: Lupron®, Zoladex®, Synarel® e Suprefact® sono i più comuni farmaci agonisti del GnRH (agonista dell’ormone di rilascio delle gonadotropine). Questi farmaci sono stati realizzati con l’obiettivo di simulare un meccanismo contrario a quello che accade nel nostro corpo, hanno dunque cioè l’obiettivo di fermare l’ovulazione o la mestruazione; veicolando di conseguenza una condizione simile alla menopausa. Gli antagonisti del GnRH sopprimono temporaneamente i sintomi dell’endometriosi, ma hanno un’incidenza particolarmente negativa su tutto il corpo e per quanto riguarda le recidive, ovvero il ripresentarsi della malattia. Il 74,4% delle volte infatti, i sintomi ritornano ad un anno dalla fine della terapia.
Gli antagonisti del GnRH possono inoltre apportare severi effetti collaterali – capaci di rimanere nel lungo periodo – in molte donne; si va da una significativa perdita di densità ossea ad una riduzione delle funzioni legate alla memoria, tanto per citarne alcune. Inoltre, l’utilizzo di questo tipo di farmaci non è consentito per più di due volte nella vita, e l’FDA (l’Agenzia Americana del Farmaco) ne proibisce l’utilizzo per le donne al di sotto dei 18 anni.
» Inibitori dell’aromatasi: Simile alla terapia dell’antagonista dell’ormone di rilascio delle gonadotropine, gli inibitori dell’aromatasi (come il Letrozole®) sono una classe di medicinali studiati apposta per sopprimere temporaneamente i livelli di estrogeni. Gli effetti collaterali sono all’incirca gli stessi che si possono avere con il Lupron® e altri medicinali antagonisti del GnRH; sono quindi anch’essi indicati per un uso ridotto nel tempo, come il sollievo che apportano. Inoltre, in questo caso, non vi sono ancora studi che abbiano analizzato adeguatamente la ricorrenza dell’endometriosi nel lungo periodo.
» Anche gli antidolorifici come l’Aspirina o l’ibuprofene, così come farmaci anti-infiammatori non steroidei e antidolorifici oppiacei come il Vicodin® (idrocotone; farmaco semisintetico) possono aiutare ad alleviare – ma non eliminare – alcuni dei sintomi associati all’endometriosi. L’uso di antidolorifici nel lungo periodo può comportare importanti effetti collaterali, e portare in alcuni casi anche a intossicazione e dipendenza.
Ma vi sono anche numerose terapie alternative come l’agopuntura e la fitoterapia.
Come vivere bene nonostante l’endometriosi
Per quanto venga considerata una malattia “cronica” con un impatto particolarmente significativo sull’intero organismo e sulla vita, se presa in tempo attraverso una diagnosi precoce e puntuale, e un trattamento efficace, con l’endometriosi è possibile conviverci. Un approccio multiplo che includa terapie medicinali, rimozione chirurgica e cambiamenti nello stile di vita, possono aiutare a ridurre o gestirne i sintomi, allo scopo di ripristinare un appropriato benessere generale. Anche il supporto psicologico può rientrare in questo quadro salutistico: condividere la tua esperienza in un ambiente rilassato, circondata da persone che possano capirti perché come te hanno attraversato o stanno attraversando la tua stessa esperienza, può aiutarti a gestirne le conseguenze
Il dolore non è una condizione di normalità, ma è il modo che ha il tuo corpo di inviarti un messaggio, di dirti che c’è qualcosa che non va. Ascolta il tuo corpo, e se tu o una o più donne nella tua famiglia soffrite di dolore pelvico, chiama immediatamente il tuo ginecologo per scoprire se la causa possa risiedere nell’endometriosi. Se il tuo dottore non vuole ascoltarti, trovane un altro che possa sostenere le tue preoccupazioni e vai avanti con le analisi necessarie a conoscere la radice del problema.
Autore | Enrica Bartalotta
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