“I medici utilizzino il termine cancro, durante le diagnosi, solo se necessario e se realmente il paziente è colpito dal cancro in forma avanzata“.
E’ quanto sostiene il National Cancer Institute che ha convocato un gruppo di specialisti con l’obiettivo di ridefinire l’utilizzo del termine cancro.
L’idea nasce dal fatto che spesso, patologie non gravi (infiammazioni o stadi pre-cancerosi) vengono definite “cancro“, con il risultato finale che il paziente subisce uno shock inutile e devastante ed il medico offre un trattamento oltremodo aggressivo ed eccessivo.
Per questo motivo, raccomandano gli specialisti, occorre fare molta attenzione all’uso dei termini, soprattutto se c’è in ballo una malattia così grave.
Secondo un gruppo di medici che hanno pubblicato alcuni studi sulla rivista della American Medical Association, “l’uso del termine tumore dovrebbe essere limitato per descrivere le lesioni con una ragionevole probabilità di progressione cancerogena se non trattate adeguatamente (in soldoni, per i casi in cui il tumore ha un elevato margine di possibilità di peggiorare e diventare letale)“.
Il dottor Otis Brawley, direttore medico della American Cancer Society, ha esposto le sue idee su questo delicato e complesso problema di terminologia.
“Quello che è successo e sta succedendo“, ha detto lo specialista, “è che la ricerca scientifica e soprattutto le nuove tecnologie hanno fatto così tanti progressi che oggi possiamo intercettare precocemente alcune forme di tumore e curarle, quindi, quando si trovano nello stadio iniziale. Questo da un lato ci permette di intervenire in tempo e scongiurare rischi e problemi maggiori, dall’altro ha fatto in modo che il termine “tumore” fosse utilizzato impropriamente o con molta leggerezza“.
Lo specialista, poi, si è spinto oltre raccontando il caso di un suo paziente cui è stato diagnosticato un cancro alla prostata allo stadio iniziale.
“Si trattava di un uomo di 70 anni di età che abbiamo trattato come un paziente affetto da cancro. Forse, avremmo dovuto definire il suo problema come lesione precancerosa per evitare inutili allarmismi e preoccupazioni“, ha detto, “l’obiettivo, infatti, è risparmiare ad alcune persone i danni associati ad un inutile trattamento anche se, molti pazienti, chiedono di sottoporsi comunque alla terapia per il cancro, pur non essendoci un grande bisogno“.
Molti medici non sanno che non tutti i tumori sono aggressivi e quindi non tutti i tumori meritano di essere curati allo stesso modo. Altri, invece, pur sapendolo preferiscono un approccio molto più intenso e diretto.
“Per questo“, ha chiosato Brawley, “dobbiamo aiutare gli specialisti a capire quando è il caso di parlare di vero e proprio cancro e quando, invece, è bene evitare l’uso improprio del termine“.
Autore | Marirosa Barbieri
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