Nonostante le raccomandazioni di medici e giornali, le ricerche attestano che il cancro alla pelle continui ad aumentare la sua incidenza di circa l’1% ogni anno. E non si tratta solo di melanoma. Anche le altre forme di cancro, sebbene meno aggressive, con il tempo possono danneggiare la pelle, arrivando fino al muscolo e all’osso.
Ci sono controindicazioni all’uso delle protezioni solari?
I bambini e le donne in gravidanza dovrebbero evitare di usare solari che contengano benzophenone-3, detto anche oxybenzone. Questa sostanza infatti, è stata ritenuta responsabile di influenzare il peso dei nascituri di sesso femminile e l’Università della California, già nel 2008, aveva attestato che l’oxybenzone potrebbe avere conseguenze anche sull’apparato riproduttivo, grazie ad uno studio effettuato sui pesci. Purtroppo, non esistono evidenze che si possano avere lo stesso tipo di conseguenze sugli esseri umani, ma è meglio non rischiare. Negli Stati Uniti, da una ricerca effettuata dal CDC (Centro di Controllo Per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) è risultato che dei 2.500 cittadini presi in esame, il 97% di essi è stato intossicato da oxybenzone. Dubbi arrivano anche da un altro componente, il Retinyl Palmitate. Secondo l’FDA (la nostra AIFA) il Retinyl Palmitate, vitamina A esterificata con acido palmitico, se esposto al sole può causare lesioni cutanee e neoplasie della pelle.
Nanoparticelle: c’è da preoccuparsi?
Fortunatamente, esistono in commercio valide alternative alle protezioni solari di origine chimica. Alcune compagnie che si occupano di cosmesi organica ad esempio, hanno elaborato dei preparati a base di ossido di zinco o di titanio. Questi due composti sembrano essere persino più efficaci degli schermi solari commerciali, in quanto immediatamente attivi e in grado di riflettere i raggi del sole, anziché assorbirli. Le creme che contengono questi composti, tendono ad avere una consistenza di tipo pastoso e di colore bianco, ma la scienza cosmetica si è già messa al lavoro per creare prodotti ad alto assorbimento attraverso l’uso di nanoparticelle, ovvero microdosi di ossido di zinco e di titanio, trasparenti e facili da spalmare.
Secondo diversi studi effettuati nel 2009, tra cui uno portato avanti dagli scienziati della Therapeutic Goods Administration, ovvero l’Agenzia che regola e stabilisce tutte le attività e i servizi sui farmaci in Australia, le nanoparticelle causerebbero un danno alla pelle solo se venissero assorbite.
Un’alternativa naturale alla protezione solare
È all’attivo uno studio per arrivare ad ideare una crema solare alla caffeina. La scoperta arriva dalla Rutgers University, nel New Jersey. Secondo gli scienziati, la caffeina sarebbe in grado di provocare la morte delle cellule cancerose, andando a riparare laddove vi siano danni causati dal sole. Già nel 2012, il Brigham and Women’s Hospital di Boston, aveva dichiarato che il caffè non causa la psoriasi. Uno studio, che si andò a sommare ai molti altri che già vedevano il caffè come un alleato della pelle, sostanza in grado di prevenire diversi tipi di tumore.
In attesa della crema al caffè, qui troverai una lista dei nostri consigli per abbronzarti in tutta salute.
Autore | Enrica Bartalotta
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