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I Disturbi Ossessivo-Compulsivi

Non so che cosa mi abbia spinto ad approdare su questo lembo di terra virtuale.
Mi trovo in un forum di persone affette da disturbi ossessivo compulsivi (noti come DOC). Fingo di esserci finita per caso. In realtà, tempo fa, conobbi una persona flagellata da DOC. Il ricordo di lei mi ha spinto a frugare dentro i gesti ordinari di questa asfissiante agonia.

E così, rigetto il pregiudizio che spesso ammazza più di un fendente, e tengo dritta la barra di una nuova avventura: entrare nel mondo dei disturbati, perché in fondo, mi ripeto, tutti soffriamo di doc ed è giusto parlarne; perché in fondo, tutti siamo psicopatici e perché in fondo, bisogna dare voce a questa invisibile disabilità.

Che cos’è il disturbo ossessivo compulsivo?

Una nevrosi che spinge a ripetere gesti, atteggiamenti, frasi rituali, in maniera ossessiva. E’ la ricerca forsennata di una ritualità che mira a scacciare situazioni, percepite come pericolose.

Chi ne soffre?

Praticamente tutti: uomini, donne, adolescenti, persino i bambini. E’ un disturbo molto più comune di quanto si pensi. “Circa un individuo su 50 tra adolescenti e adulti è affetto da disturbo ossessivo-compulsivo”, cito testualmente Wikipedia.

A che cosa è dovuto?

I neurotrasmettitori del cervello vanno in cortocircuito: non trasmettono in maniera adeguata la serotonina, il “sensore” del buon umore. E così, si crea una voragine di tristezza e depressione ed ossessione.

P U B B L I C I T A'

Come se ne esce?

Attraverso la psicoterapia cognitivo comportamentale ed una cura farmacologica mirata, nei casi più gravi.

Che cosa innesca i disturbi ossessivo-compulsivi?

L’insicurezza, il passato, il vissuto che ci perseguita come un predone che sta con il fiato sul collo.

Mi attardo ad esplorare il forum: c’è un microcosmo infinito che si dipana aldilà della frontiera virtuale. Piccoli ragnetti disperati vomitano pensieri tristi.

Si parla di tutto: di idee martellanti ed in apparenza insensate: “pensieri ossessivi che ti imbastardiscono il cervello”, dice J.P., “e ti fanno confondere la verità con la fantasia”.

“Oggi ho dovuto lustrare il pavimento 15 volte”, racconta Marlene, “perché quel gesto mi rendeva sicura”, oppure, “ho lavato le mani con la varechina per paura di rimanere contaminata”.

Agli sfoghi doccati si accoda una madre: “mia figlia non vive più: è convinta di dover recitare trenta volte il rosario, altrimenti avverrà una catastrofe, dice”.

Poi, ci sono forme di disturbi ossessivi più blandi: ossessioni pure, le chiamano e sono pensieri scava-cervello, privi, almeno, dell’estenuante fardello del rituale.

Mi colpisce la storia di Vera: 34 anni, mamma di due splendidi bimbi, dice, “con una valanga di sensi di colpa che m’ammazzano”.

Ha il pensiero fisso di aver tradito il marito, sebbene non lo abbia mai fatto. Ha paura di guardare gli uomini perché teme, in un certo senso, di commettere adulterio.

E poi racconta, quasi a minimizzare il suo male, il doc di Carla che, invece, ha la mania dell’accumulo e saccheggia oggetti di plastica per conservarli, alla sera, sotto il guanciale del cuscino.

Non ho violato l’ intimità di queste persone intrufolandomi nelle loro vite: non credo di avere la patente per farlo.

Un tempo, per i doccati, si sarebbe spalancata la porta del manicomio. Poi, per fortuna, arrivò un grande uomo, Franco Basaglia, psichiatra iconoclasta che disegnò un nuovo inizio: si fermò a guardare i malati mentali, si fermò ad ascoltarli.

Basaglia disse che bisognava calarsi nei panni di un pazzo e capirlo. Basaglia assemblò i pazzi sotto l’ala maestra dell’umanità consapevole.

Capire: è l’eredità più difficile che un uomo riceva in dotazione. Perché non basta guardare, sentire, scoprire, per dire di aver realmente vissuto.

Più vado avanti nel forum, più mi rendo conto che forse, in fondo, siamo tutti un po’ doccati, desiderosi di esprimere un doc, perché il doc è un disagio secolare, antico, moderno, un’abusata espressione di debolezza.

Ed in quel momento, realizzo che anch’io faccio parte di questa piccola comunità: divento parte del film “Qualcosa è cambiato” in cui Jack Nicholson veste i panni di un doccato che si trascina, come una biscia, lungo il solco della vita… e mi accorgo che anch’io ho appena guadagnato la riva.

Autore | Marirosa Barbieri

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Chi sono? Viola Dante

Sono una farmacista. Ho studiato presso l'Università degli Studi di Palermo. Poi è arrivata la laurea: 110/110 e Lode. Il percorso di studi è andato benissimo ed ho preso tutto quello che potevo dai professori, ma oggigiorno sarebbe riduttivo descrivermi come una professionista del farmaco e della salute. Potrei piuttosto definirmi una farmacista blogger. Amo quello che faccio. Ed ancor di più amo offrire delle soluzioni che migliorino la salute degli italiani ormai vittima di bieche mistificazioni anche in questo campo. Spero di riuscire a trasmettervi la mia smisurata passione per la galenica e per la preparazione di rimedi naturali.

3 Commenti

  1. Bellissimo articolo.

  2. Che tutti siamo un pò psicopatici,o meglio siamo costretti ad esserlo d’accordo,ma proprio con il Doc non credo proprio.Se si vuole avere una condizione mentale lontana dalla psicopatia,il Doc è quella che fa a tal caso.Lo psicopatico,ma anche quasi sempre il normodotato,non ha nessuno scrupolo,e usa gli altri per i propri fini(tipo insultare magari facendo il “simpatico” altri per conquistare una ragazza)l’ossessivo compulsivo invece è per la nostra società troppo etico e troppo legato alla solidarietà e all’empatia,tanto che non toccherebbe una mosca o farebbe del male a nessuni,pena avercelo sempre in coscienza,al contrario di psicopatici e normodotati.

  3. post intessante. Suggerisco a chi fosse interessato all’argomento i seguenti siti di approfondimento:
    http://www.aidoc.it
    http://www.ipsico.org/disturbo_ossessivo-compulsivo.htm

    saluti