Si chiama Alefacept, è un farmaco comunemente utilizzato per il trattamento della psoriasi (malattia della pelle) e potrebbe costituire la nuova cura contro il diabete di tipo 1.
Lo dice uno studio condotto da un gruppo di ricercatori americani e pubblicato sulla rivista The Lancet.
Secondo i risultati della ricerca, il farmaco anti-psoriasi produce l’insulina, fondamentale per le persone che manifestano il diabete di tipo 1. La particolarità di questa medicina, dicono i ricercatori ad una sola voce, risiede nel fatto che essa protegge il sistema immunitario rendendolo ancora più forte.
Il diabete, si sa, è una patologia invalidante che colpisce numerose persone in tutto il mondo. Basti pensare che il Regno Unito risulta al quinto posto per i casi di diabete infantile e, in Inghilterra, il diabete di tipo 1 colpisce circa 400.000 persone.
IL FARMACO E LE SUE PROPRIETA’
L’Alefacept (venduto e conosciuto principalmente come Amevive) è stato principalmente utilizzato per trattare il disturbo della pelle, prima di essere ritirato dal commercio nel 2011.
Il farmaco non è mai stato autorizzato dalle autorità competenti per il mercato europeo.
Sulla base degli studi clinici condotti, è stato dimostrato che il farmaco contro la psoriasi risulta in grado di attaccare cellule specifiche coinvolte nella produzione di insulina nel diabete di tipo 1.
Questa scoperta, quindi, ha convinto i ricercatori dell’Indiana University (Indianapolis) a testare gli effetti del farmaco sui pazienti diabetici.
Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune,visto che il sistema immunitario delle persone che ne sono affette, attacca le cellule del pancreas che producono insulina.
LO STUDIO
Lo studio è stato condotto su un campione di 33 pazienti cui sono state somministrate iniezioni settimanali di Alefacept, per 12 settimane seguite da una pausa di 12 settimane e dalla somministrazione di altre 12 dosi settimanali.
I pazienti che hanno assunto il farmaco hanno mostrato livelli stabili di insulina, a differenza di quelli che non hanno assunto la medicina.
I pazienti in cura hanno manifestato anche minori episodi di ipoglicemia (abbassamento di livello di zuccheri nel sangue), sintomi comuni alle persone affette dal diabete.
Il ricercatore Prof Mark Rigby, della Indiana University, ha detto che i primi 12 mesi dello studio sono stati incoraggianti e lasciano ben sperare.
“E ‘importante sottolineare questi piccoli successi“, ha detto il dottor Kevan Herold, della Yale University, ” in quanto, come nel campo dell’oncologia e delle malattie infettive, le piccole conquiste in campo scientifico possono gettare le basi per futuri progressi. Per questa ragione, i risultati dello studio appaiono meritevoli di ulteriore approfondimento“.
Autore | Marirosa Barbieri
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