Forse sembra assurdo ma una neurotossina trovata nei pesci palla è in grado di alleviare i dolori dei malati di cancro.
La scoperta arriva dagli States e precisamente da un gruppo di ricercatori del Brain and Spine Institute presso la John Theurer Cancer Center a Hackensack University Medical Center nel New Jersey.
Il team di studiosi, guidato dal dottor Samuel Goldlust, spera di poter utilizzare la tetrodotossina (TTX) presente nel pesce, in nuovi farmaci volti a curare il dolore neuropatico che deriva dal trattamento di chemioterapia.
Al momento, la cura è in via di sperimentazione anche se, a detta dei ricercatori, promette già buoni risultati.
IL PESCE PALLA
Nessuno avrebbe mai immaginato (almeno fino ad oggi) che in un pesce, noto per la sua pericolosità, potesse racchiudere, al suo interno, sostanze terapeutiche di questa portata.
Il pesce palla è noto perchè secerne una neurotossina che si rivela letale per i suoi predatori.
LA NEUROPATIA
Il dolore di cui soffrono i pazienti sottoposti a chemioterapia si chiama neuropatia ed è una patologia che affligge numerosi malati di cancro. Questo disturbo provoca dolori a mani e piedi e, in alcuni casi, costringe i pazienti sulla sedia a rotelle.
I FARMACI ATTUALMENTE IN COMMERCIO E GLI EFFETTI COLLATERALI
Per curare la neuropatia al momento sono presenti, in commercio, una serie di farmaci come antidolorifici oppioidi.
Se da un lato queste medicine producono gli effetti sperati (alleviano cioè i dolori dei malati), dall’altro comportano una serie di effetti collaterali non trascurabili, come stati di confusione, problemi gastrointestinali, allucinazioni.
Anche i farmaci anti-convulsioni e quelli anti-depressivi sono stati spesso utilizzati per il trattamento del dolore indotto dalla chemioterapia ma anche essi producono una serie di effetti collaterali indesiderati.
La scoperta della neurotossina presente nel pesce palla non è dannosa per l’uomo, se consumata in piccole quantità, mentre può rivelarsi addirittura letale (100 volte più del cianuro) se assunta in quantità eccessive.
Goldlust ed il suo team hanno eseguito un esperimento che ha coinvolto diversi volontari. Durante lo studio, i ricercatori hanno somministrato il farmaco TTX tramite iniezione sottocutanea, due volte al giorno, per cinque giorni.
I pazienti coinvolti nello studio hanno completato tutti i trattamenti di chemioterapia ed hanno dichiarato di non aver avuto particolari sofferenze, durante il trattamento.
“Da quando abbiamo iniziato la sperimentazione”, afferma Goldlust, “abbiamo notato che sempre più persone si sono offerte volontarie per lo studio, speranzose di trarre benefici da questo nuovo approccio terapeutico”.
Attualmente, il gruppo di ricerca si sta concentrando su come trovare il giusto dosaggio per il farmaco, prima di passare alla sperimentazione clinica di fase III, durante la quale il medicinale dovrebbe essere somministrato ad un campione di persone ancora più grande. Se la fase successiva avrà successo, gli scienziati sperano di ricevere l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA).
Autore | Marirosa Barbieri
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