Quando l’età avanza, e molto spesso proprio in menopausa, può capitare di non controllare più molto bene il proprio corpo. In questo articolo parleremo della sindrome della vescica iperattiva bagnata, condizione che costringe molte donne a correre all’improvviso verso il bagno nella speranza di non farsela addosso.
La vescica iperattiva è anche conosciuta con l’acronimo di OAB: OverActive Bladder.
Essa è causata dalle contrazioni involontarie del muscolo detrusore, che scatenano nel soggetto la necessita di fare la pipì con conseguente perdita involontaria di urina.
Le cause possono essere idiopatiche oppure di carattere neurogeno (ed in questo caso possono essere tirate in ballo disfunzioni del sistema nervoso: sclerosi multipla, Parkinson, mielopatie, spina bifida, traumi vari, etc).
La prima arma nella lotta alla vescica iperattiva bagnata è un cambiamento della dieta associato ad uno stile di vita appropriato con tanto di corretta attività fisica a corredo. Il sovrappeso, ad esempio, potrebbe schiacciare i muscoli ed esercitare pressione sulla vescica. E’ importante quindi dimagrire e ritrovare il proprio peso forma per migliorare il benessere generale e quello della vescica.
Per quanto riguarda l’alimentazione, invece, bisognerebbe prestare attenzione alle bevande che contengono caffeina e che potrebbero esercitare azione diuretica: caffè, the, bibite gassate, alcool.
Attenzione anche ai dolcificanti artificiali ed alla loro capacità di influenzare il controllo intestinale e la corretta funzionalità della vescica.
Terapie in caso di perdite d’urina involontarie
La prima forma di terapia riabilitativa che mi viene in mente per curare le perdite involontarie di urina prevede esercizi specifici associati ad elettrostimolazione: il tutto perchè si possa rinforzare la muscolatura del pavimento pelvico e lo sfintere urinario.
Poi ci sarebbero i farmaci.
Per le donne che hanno raggiunto la menopausa, ad esempio, potrebbe essere prescritta una terapia ormonale ed estrogenica sostitutiva per rafforzare il tono muscolare.
Durante la menopausa, infatti, può presentarsi un indebolimento di tessuti e delle strutture nell’area pelvica.
Altri farmaci spesso prescritti sono quelli che attenuano le contrazioni indesiderate della vescica: antimuscarinici, fanno parte della classe degli anticolinergici (es. ossibutinina e propiverina).
Di recente è disponibile un altro farmaco, un agonista dei recettori adrenergici beta-3: mirabegron.
Purtroppo assumere un farmaco non sempre risolve i problemi. Anzi sono tante le donne che non ottengono i risultati sperati attraverso la terapia farmacologica.
A tutte loro propongo di informarsi su una nuova terapia: la Percutaneous Tibial Nerve Stimulation o PTNS. Tradotto in italiano potremmo chiamarla “elettrostimolazione percutanea del nervo tibiale posteriore”. Si tratta di una procedura di neuro-modulazione del basso tratto urinario con radici che affondano nei concetti dell’agopuntura tradizionale cinese.
I dati disponibili sono più che incoraggianti visto che il successo del trattamento è quasi garantito.
La seduta è simile a quella dell’agopuntura: un ago molto sottile viene inserito sopra il malleolo mediale del piede e successivamente viene applicata una corrente elettrica di tipo continuo della durata di 200 microsecondi e della frequenza di 20 Hz.
Ogni seduta dura circa 30 minuti e sono necessarie circa 10 / 12 sedute per un ciclo completo.
Contate una o due applicazioni a settimana.
Il tutto avviene in assenza di dolore (in alcuni casi potremmo parlare di formicolio sulla pianta del piede o sulle dita).
Solitamente la corrente utilizzata durante la seduta è aumentata a seconda della soglia di tolleranza del paziente. La prassi è quella di incrementarla fino ad quando l’alluce non si flette o fino a quando altre dita del piede non si piegano.
Autore | Viola Dante
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