Lo avevamo scritto in un precedente articolo: l’influenza mieterà tantissime vittime proprio a cavallo dell’epifania. E così è stato. Ad oggi l’intero sistema sanitario italiano sembra non riuscire ad arginare le ondate di influenzati che si presentano alle porte degli ospedali.
I pronto soccorsi lanciano l’allarme: +20-30% di malati di influenza nelle ultime due settimane.
Giorgio Carbone, past president della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu), rivela che il problema sta colpendo il sud tanto quanto il nord. Negli ospedali si procede a rilento nelle operazioni di ricovero e le attese dei pazienti in barella sono più lunghe del solito (il che è un bel dire, viste le già lunghe attese a cui siamo abituati giù al sud, ndr).
Ma chi si reca al Pronto soccorso?
In prevalenza si tratta di anziani che non riescono a trovare i medici di famiglia (complici le feste) ed i piccini.
E’ vera emergenza.
A Roma, ad esempio, c’è chi ha aspettato 5 giorni in barella prima di vedersi ricoverato.
A Torino, invece, all’ospedale Maria Vittoria sono terminate le coperte, mentre al San Giovanni Bosco i pazienti, forse stremati dal freddo, dalla stanchezza e dalla lunga attesa, hanno sfondato le porte del Pronto soccorso per chiedere di essere visitati.
Cosa fare?
E’ brutto rivolgersi alla madre di un bambino disperato e che non smette di piangere e dirle che sarebbe meglio non intasare ulteriormente gli ospedali.
Però gli esperti suggeriscono di recarsi al Pronto soccorso solo in caso di evidenti difficoltà respiratorie o altri casi particolari.
Un altro consiglio è quello di usare dei farmaci sintomatici di automedicazione per tenere sotto controllo la temperatura corporea conseguente alla febbre e di seguirne attentamente l’andamento nei successivi 2-3 giorni.
Solo nel caso in cui non ci siano dei miglioramenti sarebbe il caso di rivolgersi al medico o al pediatra.
Autore | Viola Dante
© RIPRODUZIONE RISERVATA