Leggerlo fa un certo effetto: “le donne che guadagnano molto hanno di solito mariti con problemi di erezione”.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta da un pool di scienziati danesi che hanno scoperto la relazione tra lavoro e disfunzioni sessuali.
Dopo i 40 anni, il 39% degli uomini soffre di solito di disfunzione erettile, mentre sorpassati i 50 anni la percentuale degli uomini che hanno difficoltà di erezione è pari al 69% (si tratta quindi un’impennata molto forte).
Tuttavia, l’impotenza maschile è un problema che oggi si può facilmente affrontare ricorrendo ai farmaci ed ai rimedi giusti molto diffusi e disponibili in commercio.
Negli ultimi anni, il numero delle mogli che guadagnano più dei loro mariti, è aumentato in maniera esponenziale, come sottolinea lo studio, e questo fa sì che l’uomo si senta nettamente inferiore rispetto alla consorte. Ne deriva, dunque, un calo della libido sessuale maschile ed una sorta di senso di inferiorità psicologica da parte dell’uomo.
Gli uomini, dicono gli esperti, “percepiscono la superiorità della loro donna come qualcosa di doloroso, e questa situazione comporta un abbassamento della libido maschile ed un forte calo del desiderio che talvolta compromette e pregiudica anche gli equilibri di coopia”.
Lo studio, condotto su un campione di 200.000 coppie danesi, ha dimostrato in particolare che nelle famiglie in cui mariti non hanno uno stipendio fisso o guadagnano meno rispetto alle mogli, è molto diffuso l’utilizzo del Viagra e di farmaci simili, in grado di stimolare l’erezione.
Gli esperti danesi ritengono che la riduzione della ” virilità ” è causata molto probabilmente dalla perdita di autostima, dalla rabbia, frustrazione e senso di colpa legati alla situazione economica della propria famiglia.
Infatti il desiderio sessuale ha anche radici psicologiche ed il desiderio fluttua a seconda dell’umore, delle sensazioni e delle emozioni.
Un dato molto significativo e non trascurabile della ricerca si riferisce al fatto che il Viagra viene consumato enormemente anche nelle famiglie in cui la moglie guadagna poco più rispetto al marito (quando cioè non c’è un enorme divario di guadagni tra moglie e marito).
Questo significa che persino una piccola differenza di reddito tra consorti può contribuire allo sviluppo della disfunzione erettile negli uomini che quindi non sono per niente disposti a lasciare che la donna sia il capo famiglia e porti lo stipendio principale a casa.
L’orgoglio maschile ferito, in sostanza, condiziona la vita sessuale di coppia.
Autore | Marirosa Barbieri
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Purtroppo articolo non citato, qualcuno ne conosce la levatura?
Interessante il fatto che lo studio sia stato fatto in un paese nordico, di certo molto meno maschilista dei paesi mediterranei. Chissà allora la realtà italiana……
Certo che non si deve dimenticare che la produzione di testosterone nei maschi, da bravi mammiferi, è molto legata alla posizione gerarchica:
ad esempio se forziamo dei topi a restare da ultimi a primi di una fila, e viceversa, si invertono i tassi di testosterone prodotti, e non credo si possa parlare di “maschilismo”.
Però…. vuoi vedere che quel 30% di testosterone in meno che abbiamo noi occidentali dalla nascita del femminismo ad oggi……?!?!
Che vorrà dire questo studio? Non certo che la natura prevede ruoli predefiniti maschio/femmina all’interno della famiglia, e che quindi cambiarli è contro natura?
C’è di che scatenare una guerra……
analisi affascinante. Di sicuro la nostra società è in continua evoluzione…. in tutti i casi i ruoli e le caratteristiche così bene selezionate per milioni di anni fanno fatica ad adattarsi alle nuove mode 🙂