Sulla rivista Nature Communications è stato pubblicato uno studio che getta luce su una molecola infame: la mir-181.
A leggerne il nome non la si farebbe tanto pericolosa ed invece stimola la crescita e lo sviluppo delle metastasi tumorali in caso di cancro alle ovaie. Inoltre aumenterebbe il fenomeno della resistenza ai farmaci.
Lo studio è stato condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano in stretta collaborazione con il team capitanato dalla dott.ssa Annalisa DiFeo del Case Comprehensive Cancer Center di Cleveland. Il tutto finanziato dalla Airc, associazione italiana per la ricerca sul cancro.
Cosa ha individuato lo studio?
Lo studio ha individuato una presenza massiccia di molecole mir-181 nei campioni di sangue dei soggetti affetti da carcinoma epiteliale ovarico (che sarebbe la forma più comune di neoplasia ovarica, raggiungendo il 90% dei casi).
L’individuazione di questa molecola potrebbe portarci notevoli vantaggi in futuro.
Essa potrebbe trasformarsi in un biomarcatore importante a causa della sua rilevanza nel diffondere il tumore e nello stimolare una resistenza alla chemio.
Durante lo studio sono stati analizzati 80 campioni tumorali prelevati dalle pazienti e la costante di fondo era che tutti i soggetti, che avevano avuto una recidiva entro i primi sei mesi dopo il trattamento chemioterapico, presentavano alti livelli di molecola mir-181 nel loro sangue.
“Questa informazione può aiutarci a scegliere meglio la terapia da prescrivere e migliorare i tassi di sopravvivenza”, conferma la dott.ssa DiFeo.
Infatti la presenza e l’espressione della molecola sotto esame è legata a doppio nodo con la sopravvivenza delle donne colpite dal tumore alle ovaie.
Meno è presente e maggiori saranno le probabilità che il soggetto viva e guarisca.
Lo conferma Sergio Marchini, responsabile dell’Unità di Genomica Traslazionale dell’Istituto Mario Negri, “le pazienti che ne esprimevano di più recidivavano più precocemente e la loro malattia era resistente alle terapie e progrediva più rapidamente”.
Inoltre sono stati fatti dei test sui topi da laboratorio e si è visto che aumentando la presenza della molecola mir-181, aumenta anche la mobilità delle cellule tumorali. Esse sono più capaci di staccarsi dal loro sito e migrare, formando un maggior numero di metastasi e rivelandosi insensibili alla terapia farmacologica.
“Bloccando questa molecola, si blocca il potente segnale di comunicazione che unisce le cellule tumorali e si invertono molte delle caratteristiche di malignità e di resistenza delle cellule tumorali”.
Lettura: www.nature.com/…/ncb1373_F2.html.
Autore | Viola Dante
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