I ricercatori dell’Università dell’Iowa, attraverso l’osservazione di cavie specifiche (a cui mancava un gene noto per causare l’obesità e sospettato di essere responsabile del comportamento compulsivo) hanno ottenuto un risultato inaspettato: i soggetti che fungevano da cavia non si pulivano compulsivamente né diventavano obesi. Lo studio, pubblicato la settimana scorsa nella edizione online della rivista Proceedings, della National Academy of Sciences (PNAS), suggerisce che i circuiti cerebrali che controllano il comportamento ossessivo-compulsivo si intrecciano con i circuiti che controllano l’assunzione di cibo e il peso corporeo. I risultati hanno evidenziato implicazioni per il trattamento del comportamento compulsivo, che è associato con molte forme di malattia psichiatrica, tra cui il disturbo ossessivo-compulsivo, la sindrome di Tourette e i disturbi alimentari.
La ricerca è stata finanziata da sovvenzioni della Fondazione Hartwell, Brain & Behavior Foundation, dal NARSAD Young Investigator Award e dalla National Institutes of Health. I neuro-psichiatri Dottor Michael Lutter e Dottor Andrew Pieper, hanno condotto lo studio, ma il gruppo comprendeva anche ricercatori della Stanford University, University of Texas, Beth Israel Medical Center e Harvard Medical School. Il Dottor Lutter, un assistente professore di psichiatria e il Dottor Pieper, professore associato di psichiatria e neurologia presso il Carver College, avevano entrambi recentemente effettuato studi in laboratorio per varie malattie e patologie umane. Pieper è interessato al comportamento compulsivo e al suo modello di cavia mancava una proteina del cervello chiamata SAPAP3. Questi soggetti, sono soliti pulirsi eccessivamente fino ad arrivare a lesionare la loro pelle e il loro comportamento compulsivo può essere trattato efficacemente con la fluoxetina, un farmaco che viene comunemente utilizzato per il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo nelle persone. Il Dottor Lutter lavorava con un soggetto che “imitava” geneticamente una forma ereditaria di obesità umana: gli mancava infatti una proteina del cervello conosciuta come MC4R. Le mutazioni nel gene MC4R sono le più comuni cause genetiche di obesità patologica e fame compulsiva nelle persone. “Lo studio sul MC4R e il suo coinvolgimento nello sviluppo dell’obesità“, ha spiegato lo scienziato “è molto interessante in quanto queste stesse molecole influenzano l’umore e l’ansia da ricompensa, perché è noto che esiste una connessione tra la depressione, l’ansia e lo sviluppo dell’obesità“.
Un precedente studio ha fatto capire che, oltre al ruolo nell’assunzione di cibo e nell’obesità, il gene MC4R potrebbe svolgere anche un ruolo nel comportamento compulsivo, che ha spinto difatti Lutter e Pieper a pensare ai possibili modi per testare l’interazione. “Sapevamo che in un soggetto cavia si può stimolare il gene MC4R e in un altro soggetto un percorso diverso (SAPAP3)“, ha dichiarato il Dottor Lutter. “Così, abbiamo deciso di allevare le cavie insieme per vedere se avrebbe avuto un effetto anche sulla pulizia compulsivo“. L’esperimento ha dimostrato la validità della loro ipotesi originale: eliminare la proteina MC4R nel il disturbo ossessivo compulsivo, normalizzava il comportamento nelle cavie. Il comportamento ottenuto era quindi una normalizzazione di un particolare modello di comunicazione delle cellule del cervello, legate al comportamento compulsivo.
Tuttavia, l’esperimento di ha rivelato un altro risultato del tutto inaspettato: la perdita della proteina SAPAP3 nei soggetti cavia obesi per mancanza di MC4R, restituiva cavie di peso normale. “Abbiamo ricevuto questo altro risultato, completamente scioccante, della perdita di peso corporeo e normalizzazione dell’assunzione di cibo nei soggetti analizzati” ha aggiunto Lutter. “Allora, non solo ci sono regioni del cervello coinvolte nel governare le regole di comportamento, ma abbiamo anche capito quali siano quelle coinvolte nell’assunzione di cibo e nel mantenimento del peso“.
Anche se l’obesità e il comportamento ossessivo-compulsivo possono sembrare estranei fra loro, il Dottor Lutter suggerisce che la connessione potrebbe essere radicata nella necessità evolutiva di mangiare cibo sicuro e pulito in tempi di abbondanza di cibo e di diminuire questa unità quando il cibo scarseggia. “La sicurezza alimentare è stato un problema durante l’intero corso dell’evoluzione umana, perché la refrigerazione è un’invenzione relativamente recente” ha chiarito il ricercatore. “Un comportamento ossessivo o la paura di contaminazione, possono essere una protezione evolutiva per evitare di mangiare cibo avariato“.
Oli e grassi hanno un sacco di calorie e sostanze nutritive, ma si rovinano molto più facilmente di alimenti meno nutrienti e meno calorici come le patate, le cipolle, o mele. “Penso che questo circuito che abbiamo scoperto sia probabilmente coinvolto nel determinare o meno ciò che la gente dovrebbe mangiare, a livello di cibi ricchi di calorie” ha dichiarato il Dottore che, inoltre, suggerisce che lievi disordini in questo sistema potrebbero condurre da un lato a disturbi d’ansia e conseguente comportamento ossessivo rivolto al cibo, in termini di selezione o assunzione limitata quali anoressia nervosa, sindrome di Tourette e, dall’altro, a obesità, cioè quando le persone “oversize” consumano anche cibi ricchi di grassi. “Il prossimo passo sarà quello di determinare come queste due modalità possano in qualche modo comunicare tra loro, nella speranza di identificare nuovi strumenti e sviluppare farmaci per il trattamento di questi disturbi“, ha concluso il Dottor Pieper.
11 giugno 2013
Autore | Daniela Bortolotti
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