Una proteina del cervello chiamata RbAp48 potrebbe essere la responsabile della perdita di memoria che si verifica normalmente negli individui anziani, lo ha rivelato uno studio americano. Sembra che i risultati offrano “prove schiaccianti” che la perdita di memoria legata all’età sia una condizione differente da quella del Morbo di Alzheimer, sostengono i ricercatori della Columbia University Medical Center, come pubblicato online sulla rivista Science Translational Medicine Journal lo scorso mercoledì.
Secondo i ricercatori, infatti, lo studio suggerisce che questa forma di perdita di memoria può essere reversibile e che le terapie volte a promuovere la proteina potrebbero avvantaggiare alcuni individui più anziani. A tal proposito, i ricercatori hanno esaminato otto cervelli sani, un mix di giovani e meno giovani, e hanno scoperto 17 geni che non funzionavano correttamente nei cervelli più anziani rispetto ai cervelli giovani in una parte dell’ippocampo, una regione del cervello che svolge un ruolo fondamentale nella memoria.
Di questi 17 geni, quello che è stato maggiormente colpito è stato il cosiddetto “RbAp48”. La sua espressione, così come la sua quantità, è stata ridotto di quasi il 50% negli anziani, hanno riferito gli scienziati. Per determinare se il gene RbAp48 svolge un ruolo attivo nella perdita di memoria correlata all’età, i ricercatori hanno rivolto i propri studi ad alcuni soggetti cavia da laboratorio e hanno scoperto che “spegnere” la proteina nei soggetti più giovani li rendeva smemorati, mentre aumentarla negli anziani restituiva loro la memoria.
I ricercatori hanno descritto nei risultati che la perdita di memoria legata all’età delle cavie in laboratorio può essere reversibile, un risultato definito quindi molto incoraggiante. “Certo, è possibile che altri cambiamenti contribuiscano a questa forma di perdita di memoria, ma per lo meno lo studio dimostra che questa proteina è un fattore importante e si parla del fatto che la perdita di memoria correlata all’età è dovuta ad un cambiamento funzionale in neuroni di qualche genere“, ha dichiarato il premio Nobel Dott. Eric Kandel, che ha guidato il team della Columbia University. “E, a differenza del Morbo di Alzheimer, non vi è alcuna perdita significativa di neuroni“, ha aggiunto Kandel.
Ulteriori ricerche saranno necessarie per scoprire esattamente come l’invecchiamento riduca la quantità di RbAp48 nel cervello e per determinare se la proteina può essere gestita in modo “mirato” nel cervello umano, hanno chiarito i ricercatori.
Autore | Daniela Bortolotti
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