La menopausa è una delle fasi più delicate della vita di una donna. Oggi però è possibile prevedere quando una donna entrerà in menopausa, prevendendo così l’insorgenza di malattie e disturbi tipici di questa condizione.
Lo dice l’Ucla (University of California, Los Angeles) che ha effettuato una ricerca su un campione di donne mature determinando, in anticipo, il periodo della loro menopausa.
LA RICERCA
Gli scienziati sanno bene che dopo la menopausa, le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie cardiache, ossee e di vario genere.
Calcolare il periodo in cui le donne entreranno in meno pausa, quindi, aiuterebbe a prevenire una serie di sintomi e scompensi tipici di questa delicata fase.
Proprio per questo i ricercatori dell’UCLA hanno eseguito una ricerca esaminando un campione di 554 donne di diversa nazionalità (caucasica, afro-americana, ispanica, cinese e giapponese), nell’arco di un anno.
Le 554 donne di un’età compresa tra i 42 ed i 53 anni all’inizio dello studio, presentavano un utero intatto ed ovaie in buona salute.
Lo scopo dello studio era quello di determinare il lasso di tempo che divideva le donne dalla menopausa e quindi dal termine del ciclo mestruale.
Per saperlo, gli scienziati hanno monitorato i livelli di alcuni ormoni, come l’estradiolo (E2),prodotto dalle ovaie, e l’ormone follicolo stimolante (FSH) che viene rilasciato dalla ghiandola pituitaria e regola il rilascio degli ovuli. I livelli di questi ormoni cambiano, in genere, circa due anni prima della menopausa.
Il team dell’UCLA, quindi, ha potuto verificare, in alcune donne sottoposte all’indagine, cambiamenti significativi dei due ormoni, concludendo che quelle pazienti, quindi, sarebbero entrate in menopausa da lì a due anni.
Questo studio avrà di sicuro importanti implicazioni per la salute delle donne. “Essere in grado di stimare quando si manifesterà la menopausa”, ha detto a stretto giro il dottor Gail Greendale, professore di medicina della divisione di geriatria presso la David Geffen School of Medicine dell’UCLA, “è indispensabile per prevenire alcuni problemi tipici di questa fase come l’osteoporosi che affligge molte persone”.
Sebbene costituisca una svolta importante, questo studio presenta qualche limite legato alle dimensioni relativamente del campione di donne sottoposte alla ricerca ed al monitoraggio poco frequente dei livelli ormonali.
Controllare i livelli degli ormoni più spesso ed in un range temporale molto lungo potrebbe consentire ai ricercatori di essere ancora più preciso nel predire la fine del ciclo mestruale di una donna.
Autore | Marirosa Barbieri
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