Una ricerca condotta su più di 1.400 anziani italiani ha scoperto dei collegamenti tra il consumo di caffè e il rischio di “decadimento cognitivo lieve ” – deterioramenti nella memoria e nelle abilità di pensiero che sono spesso precursori di demenza.
A detta dei ricercatori, lo studio potrebbe solo evidenziare associazioni, non rapporti causa-effetto.
Ma ricerche precedenti hanno suggerito che la caffeina potrebbe influire sullo stato di salute neurologico.
In questo studio, il dott.Vincenzo Solfrizzi della Università Aldo Moro di Bari, ha esaminato il consumo di caffè in 1.445 anziani di età compresa tra 65 e 84 anni. La salute mentale dei pazienti è stata inoltre monitorata per circa tre anni e mezzo.
Come riportato dal Journal of Alzheimer’s Disease questa settimana, il team di ricercatori ha scoperto che i pazienti che bevevano una o due tazze di caffè al giorno avevano un minor indice di “decadimento cognitivo lieve” (MCI), rispetto a coloro che bevevano caffè più raramente o non lo bevevano affatto.
Tale benefica associazione non è stata riscontrata in coloro che superavano la dose di due tazze giornaliere, ha aggiunto il team del dott. Solfrizzi.
E in quella che hanno definito una scoperta “interessante”, i ricercatori hanno anche trovato che il tasso di MCI in realtà aumentava negli anziani che superavano la dose giornaliera di una tazza o più. Questi pazienti avevano un MCI di un punto e mezzo superiore rispetto ai consumatori di caffè moderati (una o due tazze al giorno), che non avevano aumentato il dosaggio.
In conclusione, secondo i ricercatori: “I pazienti più anziani che non avevano mai bevuto caffè e coloro che avevano aumentato il loro consumo giornaliero avevano un rischio più alto di sviluppare un decadimento cognitivo lieve”, rispetto a coloro che assumevano caffè in dosi moderate.
Come può il caffè influire sulla salute mentale? Secondo gli autori, uno studio sui topi suggerisce che la caffeina possa avere un effetto “neuroprotettivo” minimizzando i danni da accumulo di placche di proteine amiloidi – legate al morbo di Alzheimer.
E mentre un consumo moderato di caffeina sembra aumentare la memoria dei topi, dosi più elevate sembrano avere effetti contrari, ha dichiarato il team di Solfrizzi.
Un consumo moderato di caffeina potrebbe inoltre aiutare a combattere l’invecchiamento cerebrale, stimolando la sensibilità all’insulina, dimezzando le probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2. Il diabete è stato a lungo associato ad un rischio più alto di contrarre disturbi di memoria, hanno spiegato i ricercatori.
Ad ogni modo, sono necessari ulteriori studi per determinare se la bevanda più gradita al mondo può aiutare a prevenire la demenza.
“Dovrebbero essere incoraggiati nuovi studi più ampi e con controlli più a lungo nel tempo…in modo da poter aprire nuove vie di prevenzione per disturbi legati al morbo di Alzheimer e alla demenza senile”, ha concluso il gruppo di ricercatori italiani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA