Una ricerca tutta italiana (finanziata dall’Associazione Italiana per la ricerca sul Cancro (Airc) e dal Ministero della Salute) offre speranza a tutti coloro che sono ossessionati dal melanoma, quel brutto tumore alla pelle sempre più presente nelle storie famigliari.
Secondo Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in futuro si potrà riconoscere se un paziente subisca il melanoma o riesca a fronteggiarlo. Sembrano parole gettate lì al caso, ma in realtà permetteranno di modulare gli interventi in modo da ottimizzarne la riuscita e scongiurare future ricadute del paziente.
In questo modo infatti non solo si riusciranno ad attenzionare meglio i soggetti più a rischio, ma si potranno evitare cure inutili e tossiche a coloro che sono guariti definitivamente e continuano ad essere trattati a scopo precauzionale.
Come si potrà fare tutto ciò?
Il merito va alla molecola CD30 che potrebbe ben presto essere il nuovo bersaglio terapeutico per i pazienti affetti per l’appunto da melanoma.
Al momento, spiega Monica Rodolfo, sono già presenti sul mercato dei farmaci che agiscono sul marcatore CD30. E questo fa sperare in una implementazione della terapia in tempi relativamente brevi.
Lo studio
Fino ad ora sono stati presi in esame i linfonodi sentinella di 42 pazienti malati di melanoma, che si presentava con differente aggressività.
I ricercatori hanno cercato di identificare i biomarcatori ad alto rischio di recidive nei pazienti. Lo hanno fatto confrontando i linfonodi sentinella di pazienti in cui la malattia aveva presentato una recidiva (fino a 5 anni dopo l’intervento chirurgico di asportazione del tumore primario).
Inoltre sono stati raccolti i campioni di sangue di 25 pazienti con melanoma di stadio 3 e 4 e sono stati paragonati a dei campioni di sangue di donatori sani di pari età e sesso.
Sembra che i linfonodi sentinella dei pazienti affetti da ricaduta presentassero cellule immunitarie alterate nei fattori genici di espressione. Fattori coinvolti nei processi di nascita, sviluppo e proliferazione cellulare.
Inoltre le cellule immunitarie che son risultate positive per il marcatore CD30 erano più espresse nei linfonodi sentinella dei pazienti in cui la malattia era in stadio avanzato e nei soggetti che avevano avuto una ricaduta.
Per maggiori info sul melanoma: airc.it
Autore | Viola Dante
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