Care amiche, oggi ho scovato una notizia che troverete di sicuro interessante. Si tratta di un articolo, pubblicato sul magazine Genius Beauty che parla delle grandi proprietà contenute nel grasso corporeo estratto dalla liposuzione. Secondo alcuni ricercatori, infatti, il tessuto adiposo è una miniera di cellule staminali, le stesse che vengono indicate come potenziale cura per malattie molto gravi.
L’argomento cellule staminali costituisce un vero e proprio nodo, oggetto di critiche di carattere etico (c’è chi lo ritiene un metodo poco etico ed affidabile) e pareri meno severi.
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire che cosa dice lo studio in questione e soprattutto come è considerato il metodo Stamina nel nostro Paese.
LA RICERCA
Sbarazzarsi del grasso in eccesso ed indesiderato produce tre effetti positivi: ci riporta in salute, plasma la sihlouette e fornisce le cellule staminali.
E’ quanto riassunto da un gruppo di scienziati dell’Università della California che hanno recentemente scoperto che il grasso del corpo contiene cellule staminali: le più versatili e preziose. Queste cellule possono svilupparsi potenzialmente in qualsiasi tessuto del corpo.
Oggigiorno la pratica più utilizzata è quella della conservazione delle cellule staminali estratti dei cordoni ombelicali: molti genitori, infatti, decidono di conservare queste cellule per poi riutilizzarle nel caso di necessità future.
Secondo gli scienziati californiani, oggi, anche gli adulti possono ricavare le cellule staminali all’occorrenza in seguito alla procedura di liposuzione.
IL METODO STAMINA E LE CRITICHE
Il metodo Stamina si basa sull’idea in base alla quale le cellule staminali possono guarire i pazienti che soffrono di gravi patologie, come quelle neurodegenerative.
L’aspetto che più preoccupa di questa concezione è quello relativo ai risultati. Al momento, dicono numerosi esperti, non esiste alcuna certezza che provi l’efficacia del metodo stamina.
La comunità scientifica internazionale, quindi, nutre seri dubbi sulla sua efficacia e guarda con seria diffidenza coloro che parlano di metodo stamina come terapia compassionevole.
Di recente, la trasmissione televisiva Le Iene ha portato all’attenzione il caso di Sofia, una bambina toscana cui è stata negata la cura con il metodo Stamina. Il servizio televisivo ha suscitato un gran polverone ed ha riacceso i riflettori su un problema molto importante e sentito.
Tra gli aspetti più contestati c’è quello relativo al grande potere della magistratura cui spetta il compito di decidere se autorizzare o meno una ricerca sperimentale e la somministrazione di queste cure.
21 giugno 2013
Autore | Marirosa Barbieri
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