E’ ancora presto per cantare vittoria ma la notizia sta già correndo a mezzo Web: un gruppo di scienziati americani ha messo a punto una sperimentazione innovativa per la cura del cancro al pancreas.
Una svolta, dunque, in campo medico se si considera che il tumore al pancreas detiene un triste primato: un’elevata percentuale di mortalità.
La tecnica curativa consiste nell’utilizzo del batterio Listeria come veicolo per trasferire l’isotopo radioattivo del renio. Secondo la professoressa Ekaterina Dadachova il renio, infatti, è in grado di emettere una particelle beta particolarmente efficace nel trattamento del cancro.
Il tumore al pancreas è uno dei più pericolosi. Dopo aver preso piede nel corpo, la malattia subdolamente silente, è del tutto asintomatica. Non si sa ancora, con certezza, che cosa provochi questa terribile neoplasia. Il dato sicuro, al momento, è dato dai fattori di rischio (quelli cioè che espongono maggiormente un soggetto alla possibilità di ammalarsi di cancro).
Tra essi ci sono il fumo, l’obesità, il diabete. Le principali avvisaglie del cancro(affaticamento, perdita di appetito e diminuzione consistente di peso, ittero, dolori fortissimi all’altezza dell’addome, urine molto scure) si manifestano solo in stadi avanzati della malattia, quando cioè non c’è più nulla da fare. L’aspettativa di vita va dai 4 agli 8 mesi, salvo casi eccezionali.
Tutto questo, quindi, rende davvero difficile diagnosticare il cancro al pancreas, in tempo.
Per questa ragione, gli esperti americani si sono dati da fare nell’implementare una tecnica efficace contro il tumore.
Il renio ha una “vita” di 17 ore, trascorse le quali viene espulso dal corpo in modo relativamente rapido: in questo modo i possibili effetti collaterali per l’organismo sono ridotti davvero all’osso.
Nel corso dell’esperimento, gli esperti hanno iniettato in un topolino da laboratorio affetto da cancro il batterio con l’isotopo radioattivo, all’interno del peritoneo.
Il trattamento ha previsto diverse fasi: ai primi sette giorni di iniezioni, è seguita un’interruzione di altri sette giorni, al termine dei quali il trattamento è stato prolungato per altri 4 giorni, e poi, dopo altri tre giorni (per un totale di 21 giorni) l’esperimento è stato interrotto.
I risultati hanno dimostrato una diminuzione del numero di cellule danneggiate del 90%, mentre non hanno registrato alcun effetto negativo derivante dall’isotopo.
Anche se il risultato è veramente rivoluzionario, gli scienziati vanno cauti e si astengano da dichiarazioni forti che possono provocare false aspettative.
Gli esperti, infatti, stanno continuando la sperimentazione con dosi di radiazioni maggiori e l’introduzione di altri agenti.
Autore | Marirosa Barbieri
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