“L’alto consumo di zucchero può raddoppiare il rischio di morire di malattie cardiache“.
Lo dice uno studio condotto dai Centers for Disease Control and Prevention e pubblicato su Jama International Medicine
“Alti livelli di dolcificante negli alimenti trasformati e nelle bevande possono risultare dannosi per la salute“, recita lo studio.
Le persone la cui assunzione di zucchero è di circa un quarto o più delle calorie totali giornaliere hanno il doppio del rischio di morire di malattie cardiache rispetto a coloro il cui apporto è del 7% o del 10% (la dose massima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).
Per chi assume il 19% di zuccheri aggiunti, il rischio di morire di malattie cardiache è superiore di circa il 38%.
“La ricerca intende collegare, a livello nazionale, la quantità di zucchero che gli americani adulti consumano con il loro rischio di morire di malattie cardiache, tenendo opportunamente conto del peso, dell’età, della salute, dell’ esercizio fisico e della dieta seguita“, ha detto l’ autore dello studio Quanhe Yang, epidemiologo del Centers for Disease Control and Prevention.
La ricerca ha già collegato il consumo di zucchero al diabete, all’aumento di peso ed alla obesità.
“Troppo zucchero può fare ingrassare ma è in grado di comportare malattie cardiovascolari che sono il killer numero 1 in America“, ha detto Laura Schmidt, docente presso l’Università della California a San Francisco, “va bene consumare piccole quantità di zucchero ma enormi dosi costiuiscono un problema crescente, soprattutto in America”.
Lo studio ha anche riscontrato che il consumo regolare di bevande zuccherate (sette o più porzioni alla settimana) è stato collegato ad un aumentato rischio di morire di malattie cardiache.
Sul giornale si legge che la cardiopatia può causare attacchi di cuore, dolore toracico, infarto ed è la principale causa di morte nel mondo sia per gli uomini che per le donne dal momento che uccide più di 600.000 americani ogni anno, secondo il CDC di Atlanta.
Non esiste una dose precisa di zucchero da consumare. L’Istituto di Medicina raccomanda che essa sia inferiore al 25 % del totale delle calorie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda meno del 10 %, mentre l’American Heart Association suggerisce di limitare gli zuccheri a meno di 150 calorie al giorno per gli uomini e meno di 100 calorie al giorno per donne.
Circa il 37 % di zuccheri nelle diete degli Stati Uniti deriva da bevande edulcorate, mentre il resto proviene da dolci a base di cereali, bevande alla frutta, dessert di latte e caramelle, hanno detto gli autori. Lo zucchero proveniente da frutta e verdura fresca non è considerato aggiunto.
EFFETTI
Gli scienziati non hanno ancora una piena comprensione del perchè il consumo smodato di zuccheri possa produrre effetti nefasti sul cuore, ha detto Yang.
Lo zucchero può aumentare la pressione sanguigna ed il peso, entrambi fattori di rischio per le malattie cardiache; esso può aumentare il colesterolo cattivo e dimnuire quello buono oltre ad aumentare la resistenza all’insulina, o l’accumulo di grasso nel fegato.
I ricercatori nello studio hanno esaminato i dati provenienti dai Salute e Nutrition Examination Surveys nazionali che forniscono informazioni rappresentative a livello nazionale sulla popolazione adulta negli Stati Uniti ed hanno scoperto che gli adulti hanno consumato circa il 14,9 % delle calorie giornaliere di zucchero ta il 2005 ed il 2010, un calo se si considera che nell’arco temporale 1999-2004 la percentuale di attestava intorno al 16,8 %.
Per la maggior parte delle persone, gli zuccheri aggiunti costituivano il 10% o più delle loro calorie quotidiane durante gli anni 2005/2010 e per il 10% delle persone essi costituivano il 25% o più delle loro calorie giornaliere.
Uno studio dell’Health Science Center di Houston pubblicato sull’ American Heart Association ha attribuito le possibili cause ad una molecola contenuta nello zucchero che potrebbe condurre all’insufficienza cardiaca.
Lo studio ha dichiarato che il metabolita del glucosio G6P (Glucosio 6-fosfato), rinvenibile nello zucchero e nell’amido, è responsabile di danni e stress a carico del cuore e dell’apparato cardiovascolare.
I risultati sono derivati da un’analisi condotta su animali e su tessuti cardiaci di pazienti sottoposti ad intervento di pacemaker.
Autore | Marirosa Barbieri
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